Ho vissuto sin dall’inizio quest’avventura intrapresa da Matteo insieme agli altri due giovani, in maniera frammentaria, messo da parte in maniera forzosa perché a dire di mio figlio, non dovevo impicciarmi di cose che non riesco a comprendere, a ragion veduta – aggiungo. Vero! Nello stretto luogo dei miei anni, ho considerato la musica in maniera superficiale, dedicando invece le mie energie alla disciplina della filosofia. Ebbene, questa avventura che ho vissuto discretamente in un angolo, oggi mi rende felice. Sì, direte c’è l’affetto del padre che elogia il proprio figlio, ma non è così.

L’isolamento forzoso a mo’ di pandemia, mi ha portato a riflettere su questa società, che è di natura pubblicitaria e musicale. Pubblicitaria, in quanto nulla viene nascosto ai nostri desideri, ancor prima che si formassero già spunta il prodotto innovativo per risvegliare quell’esigenza non ancora percepita al solo fine di consumare. Musicale, perché tutto ciò che ruota intorno a noi è condito con la musica: pubblicità, feste, lavoro. La musica scioglie il gelo della solitudine, rincuora, dà una carica in più alla mente, fa elevare il sogno nell’armonia dei suoni. Ma io sono fuori, o meglio, in un rapporto casuale con essa, quasi da signor ‘nessuno’. Tuttavia, questa mia condizione mi porta a comprendere ciò che la musica rappresenta per i giovani. La città del futuro non sarà disegnata dagli architetti, dagli urbanisti o dai sociologi, ma dalle tecnologie che la renderanno intelligente o smart: una città che sarà sempre connessa con luoghi costruiti su parole e suoni. Il progetto di questi tre giovani è in stretta relazione con il mondo della musica, condividendone le originalità e le tecniche innovative. Hanno costruito una casa per accogliere e condividere passioni, idee, musica.

C’è un aspetto importante che in questo momento così difficile e devastante per tutti noi, prevale: la voglia di fare sul serio, di continuare a vedere il futuro, di non abbandonarsi al lamento: i giovani ci danno una lezione, antica e al contempo moderna, quella di agire, di pensare, di cambiare le cose.

La musica è quell’allegria del primo momento, del piacere di vivere il proprio destino, di aggredire la noia, di cambiare, di osservare il cielo oltre, di immaginare l’infinito, di ridere con gli amici, cioè il risultato di molte azioni (a volte, anche coraggiose).

In ambito filosofico ci sono due atteggiamenti fondamentali nei riguardi della musica. Uno che mira a definirne natura e significato, l’altro invece si sviluppa dalla musica, poiché la considera l’apertura di un orizzonte di verità per la comprensione della realtà. Nella prima categoria possiamo far rientrare tutte le discussioni che tendono a definire cosa sia la musica; nella seconda categoria definibile come filosofia della musica, comprende invece contributi più eterogenei, in cui la musica può assumere un elemento esemplificativo o costitutivo di un sistema filosofico. Oggi risulta un po’ difficile stabilire i punti di contatto tra filosofia e musica, stante la polverizzazione dei contenuti e dei contributi di riflessione. La musica ha raggiunto livelli di diffusione senza precedenti e anche di spazi, come dimostra Your live, e pensare la musica nel contesto delle nuove tecnologie, pensare la musica nel mondo globalizzato –  e nel contesto delle nuove tecnologie –  sono alcuni sentieri costitutivi di una nuova società che i filosofi dovranno percorrere in un prossimo futuro.

Bravi questi giovani, che a un solitario e schivo pensatore hanno soffiato una nota, due, mille, perché la musica è una rivelazione più profonda di ogni saggezza e filosofia (L. V. Beethoven).

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