Prendere il treno, anzi la littorina risvegliava in me ricordi di gioventù. Ma, allora il treno era giocoso e tagliava il paesaggio in alcuni tratti, in altri lo riproduceva nella sua semplicità. Era buio del lunedì 13 novembre, ore 18,35.  Dentro il vagone un’aria strana, pochi passeggeri estraniati, una luce di caverna. Si muoveva su una tratta breve con lentezza e  discontinuità. Tre fermate cariche di tempo e di attesa. Stazioni abbruttite e chiuse, come caserme abbandonate con lucchetti e ferraglie, qualche viaggiatore, alberi e fiori dintorno appassiti. Rimaneva qualche bagliore di luci che filtrava nel buio e null’altro. Non avevo magie da deliziare né occhi per musica di panorama.  Ero in un ‘luogo’ che non era più mio, forse di altri, di nessuno, di qualcuno…

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