Ansia per andare altrove: nel giardino degli angeli con l’avambraccio gonfio; mentre qui nell’inferno certi profeti sproloquiano con la lingua a mo’ di serpi salottiere, e volano come pipistrelli di borgo. Poi più in là dove le streghe si riscaldano con la saliva, certuni scrivono bibbie di moralità per i loro stupidi adepti che non sanno leggere. Ah, quanto caro mi fu un tempo l’inferno. Ora è infestato di demoni che sono angeli e di puttane che sono madonne.

Non sostengo nessuno, neanche me stesso, libero dagli affanni, osservo per non osservarmi e giungere alfine nella dimora dove non comporrò in metro, ma scherzi fra coppe di veleno. Mi siedo su una nuvola dispersa nel cielo come l’indiano sfrattato, io piccolo, e secondo l’uso e il modo del tempo parlerò alle stelle per farle muovere il piede.

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