Era l’alba di un giorno di dicembre ed io cantavo con la rapidità della mia memoria, riaccendevo dunque gli occhi e battevo i denti per le incerte foglie morte, guardavo i borghi lamentosi del paese, vedevo moribondi e straccioni, immigrati ammucchiati su navi sempre in transito, un crocifisso spiccava il volo, i pastori si radunavano in terra di Palestina per resistere ai carri armati di Israele, i magi erano impegnati a Bruxelles per la manovra finanziaria e non avevano con loro i cammelli, la stalla era occupata e ci voleva un decreto. Un pescivendolo  organizzava intanto una protesta contro il governatore. Gli asini abbondavano ed era difficile la scelta,  il bue era in carcere per presunta bovinità. La cometa era intenta a trastullarsi con lo spread, ma le cinque stelle erano in allerta, e Giuseppe attendeva ancora il reddito di cittadinanza. Tutti temevano l’infrazione da Dio, era una questione di aritmetica e non di algebra euclidea. Il filosofo turbista, mondialista, sovranista, populista declamava le migliori inutili dottrine  per abbattere il turbocapitalemondiale. Un pastore affannosamente cercava di allestire la scena della natività, ma veniva prontamente arrestato per clandestinità, affari illeciti e terrorismo. Una donna nella stalla piangeva e invocava l’angelo, ma l’angelo non aveva le credenziali per potere scendere, rischiava di essere rimandato. Il governo intanto provvedeva ad emanare un decreto di urgenza per consentire a Babbo Natale di oltrepassare i confini e garantire la consegna dei regali. Ecco una cosa importante, finalmente!

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