Un po’ di tempo fa mi è successo di essere fermato per strada da uno sconosciuto che mi afferra la mano: Ciao carissimo, come stai? Bene – rispondo stupito da tanta intraprendenza. Nel tentativo di mollarlo chiedo: Ha forse bisogno di me?, e lui: Dovrebbe conoscermi, sono un poeta. Di rimando: Sono contento per lei che apprezza la poesia e ne fa lode. Intanto cercavo di staccarmene, provando ad accelerare passi, invano però. Ma perché tenta la strada della fuga? Forse la mia amicizia non le aggrada? sentenzia con tono superbo. Veramente mi sembra azzardato chiedermi l’amicizia dopo così poco tempo? ribatto nella speranza di liberarmene. Ma io vorrei declamarle alcuni miei versi…  Ribatto: Ah, no, per favore mi lasci, io non sono un uomo di lettere, né voglio interessarmi di poesia.

Mi sia amico –  pronuncia stizzito.  Io non posso esserle amico né adesso né mai. Incalza: Lei è superbo… .

Mi duole comprendere che lei non è in grado di scegliersi gli amici. In me non troverà mai il sentimento dell’amicizia, né denaro né potere né onori né convenienze.  Mi creda, un tempo avevo un deposito di monete di amicizia che distribuivo maldestramente a tutti. Adesso non ne ho più. Cerchi altrove, troverà tanta ricchezza di ipocrisia e potrà possederla. Mi lasci perdere, da me non trarrà nessun vantaggio. Se le dicessi di non soffrire per la mancata amicizia mentirei, ma la ragione m’impone di avvertirla che in me non c’è sentimento. Lei ha bisogno di una medicina che io non sono in grado di procurarle. Mi conceda di essere libero nel mio modo di sbagliare, giacché sbagliando e non adattandomi alle esigenze altrui io sono felice e non proverei il dolore che dall’amicizia proviene.

Eppure di lei avevo sentito voci di elogio… – pronuncia il forestiero –

Provo a staccarmene: Chi adesso mi elogia sa che non ha più nulla da temere da me, perché ignoro le loro parole.  Le auguro tanta fortuna e dimentichi il nostro incontro. Si sostenga con l’amicizia di chi ha ancora bramosia di banchetti ricchi di pietanze che danno indigestione e nausea. L’amicizia la cerchi nel suo cuore e lì la accresca ma si guardi bene da mostrarla agli stolti e agli ipocriti. Io, adesso, sono come il colore che addensa a sé altri colori e ne ricava un altro, e un altro ancora sino a spegnersi sulla tela di un pittore che non osa osservare l’arcobaleno. Addio!.

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