‘Questo racconto è dedicato a tutti i bambini del mondo, ma in particolare a Marco, che della sua curiosità e voglia di conoscenza, del suo garbo, sono rimasto piacevolmente sorpreso. Auguro a Marco e a tutti i bambini che vorranno leggere questa storia un sereno Natale e un mondo migliore soprattutto per loro’.
Nella lontana città di Ectabana della Persia, in un palazzo maestoso, un tempo, viveva Artaban, studioso delle stelle, dei pianeti e di tutte le cose che stavano in cielo.
Era alto, con muscoli forti d’acciaio, coraggioso. Aveva un viso tondo con barba e sulla testa amava avere un turbante di stoffe pregiate con una grossa piuma. I capelli erano ricciuti e i suoi occhi, grossi e di colore celeste, di una fulgidezza senza pari, che magnetizzavano, schizzavano come fiamme. Aveva una voce che a momenti pareva squillante e metallica, ma in altri diventava dolce, soave.
Una notte, mentre era intento a riordinare le sue carte per realizzare il più grande dizionario delle stelle, mai fatto dagli astronomi di tutto il mondo, si accorse di una grande e luminosa stella con la coda in cielo. Era così bella che rimase molto tempo ad osservarla. Artaban era sapiente e capì che quella stella rivelava un importante annuncio. Allora, chiamò il suo cerimoniere, esortandolo a invitare presso il palazzo alcuni saggi della Persia.
Giunti i saggi al palazzo, il magio li ricevette nel suo giardino pieno di fiori e di frutti, sotto un cielo stellato, offrendo loro cibo e bevande.
Dopo averli salutati con riverenza disse: ‘Amici, ho consultato i miei libri e antiche pergamene che parlano della nascita in Palestina di un re che porterà al mondo amore e speranza. Ho anche consultato Melchiorre, Gaspare e Baldassarre, e io andrò con loro a rendere omaggio al nuovo Re. Porterò in dono al Bambino tre pietre preziose: uno zaffiro, un rubino e una perla. Venderò tutti i miei beni e mi metterò in viaggio per ricongiungermi a Babilonia con gli altri tre Magi. Amici, vi prego venite con me ad adorare il nuovo Re. Suvvia, affrettiamoci. La cometa attende la nostra partenza per guidarci al luogo della natività’.
Gli amici però non intendevano lasciare i loro palazzi per mettersi in viaggio per un luogo lontano. Artaban rimase deluso e triste. Guardò ancora la stella e vide sprigionarsi da essa una scintilla azzurra che gli colpì gli occhi come un fulmine. In quel momento i suoi occhi videro meraviglie che non aveva mai visto. Comprese che stava per accadere qualcosa di straordinario.
Il giorno dopo, all’alba, partì con il suo fedele destriero Asmaele. Nel loro cammino attraversarono fiumi e torrenti, montagne sotto il sole cocente, città, villaggi e deserti. Il viaggio si rese molto faticoso, ma non si arrese mai.
Un giorno nel deserto udì un lamento. Si fermò e nei pressi di un’oasi trovò un bambino ferito alla gamba da un leone. Non esitò a medicarlo. La ferita era molto profonda ma riuscì a fermare l’emorragia, poiché conosceva l’arte di guarire gli ammalati. Il bambino felice per sdebitarsi lo invitò a recarsi a Betlemme poiché aveva saputo che lì sarebbe nato il nuovo grande Re.
Allora, si mise nuovamente in viaggio, arrivando dopo molte ore a Babilonia, la più importante città dell’antica Mesopotamia: aveva otto grandi ingressi ed era immensa, con palazzi sontuosi, piazze pullulanti di gente, giardini sempre fioriti, opere d’arte dappertutto. Lì però non incontrò gli altri tre Magi, era in notevole ritardo. Decise ugualmente di continuare il viaggio verso Betlemme e per affrontare il viaggio vendette lo zaffiro.
Arrivò a Betlemme quando i soldati del Re Erode erano impegnati ad uccidere tutti i bambini maschi. Da una casa udì una giovane madre disperata: ‘Ti prego Signore, salva il mio bambino’. Artaban si mise alla porta per ostacolare i soldati e ad uno di loro disse: ‘Soldato ti darò questo rubino se non entrerai in questa casa!’ Costui, affascinato dalla bellezza del rubino, accettò e non uccise il bambino.
Si mise nuovamente in viaggio, arrivando a Gerusalemme. Era molto anziano, stanco, le gambe gli tremavano, i suoi occhi si spegnevano lentamente.
Gerusalemme era deserta. Tutta la gente era andata sul Golgota a vedere la crocifissione di tre uomini. Ad un tratto udì una donna urlare. Si voltò e la vide una incatenata, trascinata dai soldati romani. ‘Ti prego Signore, aiutami. I soldati mi vogliono rendere schiava per un debito di mio padre’. Egli senza esitare prese la perla e la diede ai soldati. Così se ne andò anche l’ultimo dei gioielli.
Ormai vecchio e debole, pensava: ‘Ho passato i miei anni per giungere a rendere omaggio al Bambinello, il nuovo Re, ma non ci sono riuscito. Ho perso le mie ricchezze. Non ho conosciuto il Re e se anche dovessi trovarlo adesso non avrei più niente da dargli per onorarlo’.
D’improvviso una voce: ‘Artaban! Artaban! Sono il Re che cercavi. Non essere triste poiché, in realtà, tu mi hai trovato. Ora sono qui con te! Hai dato le tue ricchezze a chi ne aveva bisogno e quindi hai fatto del bene. In questo modo mi hai trovato! Quanto hai fatto ad ognuno dei tuoi fratelli, l’hai fatto a me!’
Il cielo s’illuminò di stelle e di colori. Il cavallo gli rese onore muovendo la testa in giù. Il sonno sopraggiunse fra le braccia degli angeli.
Questa è la storia triste, ma bella del grande magio, astronomo, scienziato, che ci insegnò la cosa più bella del mondo, l’amore per gli altri.
06/12/2022