I poeti non sono indifferenti al suono della campana del Paese, per quanto vicina o lontana possa battere. Pessoa ce ne dice qualcosa in Impressioni del crepuscolo. Versi che richiamano altri tempi, quando l’anima echeggiava nel rintocco di una campana. La voce di una campana è la voce del mondo, che si insinua nelle banali cose di ogni giorno per sorprendere il tepore dell’anima, smuoverla dalle abitudini verso l’armonia di un suono che scrive nello spartito del cielo l’armonia del mono, della gente che non vuole confondersi con le beghe dell quotidianità e reagisce dolcemente alla vita pratica di un suono nel villaggio. Suono che batte il tempo e l’immaginazione, e dell’uno e dell’altra ne fa una musica per la gente. Suono che pone interrogativi ma anche speranze e concede una sosta al tempo che fugge, quasi lo allontana dal suo desiderio compulsivo di correre, di andare oltre le parole degli uomini che oscurano la bellezza e la semplicità di un rintocco. Ora, nel mio paese, al suono si preferisce l’anestetico silenzio ben imbrigliato nelle consolanti maglie delle norme e delle risposte soporifere, giustappunto per non concludere un rintocco giusto di una campana. Il passato è soltanto un’ombra, che ben presto verrà anch’essa rimossa.
O campana del mio villaggio,
Dolente nel quieto meriggio,
Ogni rintocco tuo
Mi echeggia dentro l’anima.
E è così lento il tuo suonare,
Così lento quanto triste,
Che il suono del primo tocco
Ha già il ripetersi degli altri.
Per quanto vicina tu batta
Quando passo triste e errante,
Sei per me come un sogno –
Mi suoni sempre distante…
Ad ogni rintocco tuo,
Vibrante nel cielo aperto,
Sento più lontano il passato,
Sento la nostalgia più accanto.
(Fernando Pessoa)
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