Intraprendere un lungo viaggio dal Pakistan all’Italia per andare di poesia in poesia. Incontrare luoghi sconosciuti da comprendere, domandare attenzione alle persone forestiere per dissipare malinconia di lontananza.
Umeed Ali è il poeta che per amore della poesia è giunto in Italia, il paese dei poeti. Il suo libro “Bilancio interiore” vuole lettori, e in un paese come il nostro dove i poeti sono una moltitudine e i lettori sono pochi è un’impresa ardua riuscire ad averli. Ma egli non demorde, va di paese in paese, di spiaggia in spiaggia, di piazza in piazza, con gli occhi di poesia per la gente che non ha il tempo di ascoltare, presa com’è dagli affari di divertimento che incombono e che chiedono godimento immediato. Un poeta poi è considerato come un povero diavolo che cerca nelle parole il conforto e lo sfogo delle delusioni acquisite in una vita, che spera di conquistare i cuori della gente evocando la bellezza delle cose che inevitabilmente o ci appartengono oppure sono distanti e irraggiungibili.
Un poeta dà noia con le sue cose, la gente vuole soltanto consumare felicità nell’immediatezza dei desideri, non è disposta ad ascoltare le stupide romanticherie verseggiate, ha bisogno di altro: di amori di contrabbando, di trasgressione, di creme per riparare rughe, di profumi per affascinare, di vestiti per stupire gli occhi degli spasimanti.
Umeed chiede compagnia, non può starsene da solo. La delusione lo assale quando la gente con le astuzie lo liquida, lo allontana da sé, comprendendo che la solidarietà è nelle parole.
Egli è poeta. Continua a credere che prima o poi la gente s’accorgerà di lui, del poeta ambulante che nelle tasche e nella saccoccia ha poesia e non barcciali e collane. Continuerà a raccogliere dai suoi passi erranti pensieri e lavorerà su se stesso per non smarrire nessuna traccia. Per il poeta lo scrivere è una sorta di procreazione alla quale si sente sollecitato da un desiderio speciale. Lavora giorno e notte, bagna le sue carte di sudore, legge le immagini chiare e sbiadite che gli appaiono e lentamente forgia la parola per immortalare qualcosa che va oltre la comprensione minima della ragione.