(Girasoli, 1888)

Il giallo è il colore dell’oro e del sole. Il colore degli dèi, simbolo dell’immortalità. Il colore giallo acceso dei girasoli sembra sorridere all’osservatore tanto che dispiace staccarne lo sguardo. È un piccolo sole che illumina e dà serenità. Secondo il linguaggio dei fiori esprime un messaggio di vero amore e devozione. Oscar Wilde lo portava all’occhiello e lo diffuse nel movimento estetico tra i personaggi dandy.  Il quadro dei girasoli di Van Gogh, realizzato negli anni 1887-1888, esprime la felicità, l’ottimismo che il pittore provò in quel periodo, in attesa dell’arrivo dell’amico Gauguin, ma anche l’atteggiamento che lo porta al doloroso confronto con una realtà che lo rifiuta e che egli stesso rifiuta.

Van Gogh (1853-1890) ha inventato i colori con il silenzio e li spalmati sulla tela per rivelarci le cose insite nella natura che nessuna parola avrebbe saputo descrivere. I girasoli guardano il sole, non se ne distaccano mai, come se cercassero di carpirgli  il segreto dell’eternità e dell’infinito. Nei suoi dipinti si vede il segno della genialità per la smisurata forza delle cose che rappresentava. I girasoli furono uno dei soggetti preferiti di Van Gogh.

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Eugenio Montale (1896-1981) nella lirica “Portami il girasole ch’io lo trapianti”, scritta nel 1923, inserita nella raccolta “Ossi di seppia”, invoca il girasole, pianta magica e dalle foglie gialle, come quei limoni cantati dal poeta in altre liriche, per ricevere benessere interiore da quella luce impazzita che tende verso il cielo azzurro alla ricerca dell’infinito.

Portami il girasole ch’io lo trapianti

Portami il girasole ch’io lo trapianti
nel mio terreno bruciato dal salino,
e mostri tutto il giorno agli azzurri specchianti
del cielo l’ansietà del suo volto giallino.

Tendono alla chiarità le cose oscure,
si esauriscono i corpi in un fluire
di tinte: queste in musiche. Svanire
è dunque la ventura delle venture.

Portami tu la pianta che conduce
dove sorgono bionde trasparenze
e vapora la vita quale essenza;
portami il girasole impazzito di luce.

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William Blake (1757-1827) nella poesia intitolata “Ah Girasole!”  paragona la ricerca del sole del girasole al desiderio dell’uomo della comprensione dell’infinito e dell’eternità. Il fiore conta i passi del sole scanditi dal sorgere e dal tramonto e scopre  la semplificazione del vivere che conduce alla felicità.

Ah Girasole!

Ah Girasole! stanco del tempo,
che conti i passi del Sole,
cercando quel dolce dorato paese
dove il cammino del viaggiatore è finito:

dove il Giovane consumato dal desiderio,
e la pallida Vergine ammantata di neve,
si alzano dalle loro tombe e respirano
dove il mio Girasole desidera andare

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