(Poesie, trad. it. di L. Frezza, Rizzoli, Milano, 1974)

Verlaine già dai primi versi esprime la convinzione che la poesia deve essere prima di ogni altra cosa musica. Il conseguimento della musicalità è dato dai versi dispari che, con il loro ritmo irregolare e mosso, sono privi di artifici retorici e di convenzioni letterarie.
La parola deve suggerire, avere una particolare forza allusiva, in linea con i canoni della poesia simbolista che deve produrre suggestioni più che descrizioni, fatta di impalpabili realtà. L’atmosfera dell’irrealtà deve espandersi con le sfumature dei colori. La poesia deve ripudiare l’espressione concettuosa (L’Arguzia) e ogni forma di tecnica retorica e superata, e ancora bandire dai versi l’eloquenza, cioè il bello scrivere codificato dalla tradizione letteraria, vecchio e logoro strumento della poesia.
Il titolo della poesia di Verlaine prefigura un vero e proprio manifesto poetico e come tale è importante per comprendere la poesia non solo di Verlaine, ma più in generale della poesia simbolista in contrasto con la poesia classica.