Avere in mano i Fiori del male e inabissarsi dentro per morire e rinascere in similitudini di bellezza, trasgressione, musicalità e tormento. Ho desiderato di essere poeta leggendo Baudelaire. Ho avuto la voglia di imparare il francese per deliziarmi della metrica calibrata, prodigiosa dei suoi alessandrini. Leggere Baudelaire è come ascoltare la musica che viene da lontano senza conoscerne l’esecutore. Il poeta, scrive Baudelaire,  è come l’albatro che nel suo volo con le grandi ali domina gli ampi spazi, ma se gli capita di essere catturato dai marinai si muove goffo e impacciato sul ponte della nave e diventa oggetto di scherno: le sua ali che lo rendono regale a terra invece lo impacciano sulla terra.

 

Spesso, per divertirsi, gli uomini d’equipaggio
Catturano degli albatri, grandi uccelli dei mari,
Che seguono, indolenti compagni di vïaggio,
Il vascello che va sopra gli abissi amari.

5    E li hanno appena posti sul ponte della nave
Che, inetti e vergognosi, questi re dell’azzurro
Pietosamente calano le grandi ali bianche,
Come dei remi inerti, accanto ai loro fianchi.

Com’è goffo e maldestro, l’alato viaggiatore!
10  Lui, prima così bello, com’è comico e brutto!
Qualcuno, con la pipa, gli solletica il becco,
L’altro, arrancando, mima l’infermo che volava!

Il Poeta assomiglia al principe dei nembi
Che abita la tempesta e ride dell’arciere;
15  Ma esule sulla terra, al centro degli scherni,
Per le ali di gigante non riesce a camminare.

      Souvent, pour s’amuser, les hommes d’équipage
      Prennent des albatros, vastes oiseauz des mers,
      Qui suivent, indolents compagnons de voyage,
      Le navire glissant sur les gouffres amers.

5    À peine les ont-il déposeés sur le planches,
      Que ces rois de l’azur, maladroits et honteux,
      Laissent piteusement leurs grandes ailes blanches
      Comme des avirons traîner à côté d’eux.

      Ce voyageur ailé, comme il est gauche et veule!
10  Lui, naguère si beau, qu’il est comique et laid!
      L’un agace son bec avec un brûle-guele,
      L’autre mime, en boitant, l’infirme qui volait!

      Le Poète est semblable au prince des nuées
      Qui hante la tempête e se rit de l’archer;
15  Exilé sul le sol au milieu des huées,
      Ses ailes de géant l’empêchent de marcher.

 

L’avverbio “spesso” (in francese “souvent”), con cui inizia la poesia,  indica la dimensione dell’ovvietà, in effetti l’evento descritto è una consuetudine. Un gioco, un maledetto gioco: divertente per i marinai che lo conducono, crudele per l’albatro che è costretto a subirlo. Gli uccelli in fondo che seguono il vascello sono dei compagni di viaggio per i marinai. Lo sguardo del poeta verso gli albatri sta a significare l’amore incondizionato nei confronti della natura nella cui essenza c’è cordialità e rispetto. L’albatro è un’allegoria del poeta che fa del cielo la sua casa, ma la libertà nel cielo azzurro è illusoria. Gli albatri col loro volo assistono indolents o curiex (si ricorda che Baudelaire nella prima stesura scrisse appunto “curiex”) la nave navigare sul mare. La cattura da parte dei marinai dell’albatro è un oltraggio a questa fedeltà di presenza, a questo indolente o curioso accompagnamento. L’albatro è posto sul ponte, goffo nei movimenti, le grandi ali gli impediscono di muoversi agevolmente. Non ha più il cielo, né la libertà. È sopraffatto dall’uomo, non ha più il volo che è una metafora precisa della fantasia, dell’immaginazione, del sentire e del libero pensiero. Ma se il volo nei pensieri del poeta altro non è che la necessità di libertà assoluta da sperimentare nel linguaggio poetico, quando i marinai mimano la goffaggine dell’albatro, la sua impotenza a spiccare nuovamente il volo, altro non fanno che mimare se stessi. All’albatro si sostituisce il poeta che con le sue immagini romantiche riempie di nuovo il cielo, annulla l’assenza di un volo, e di nuovo vi è il dominio del cielo. Il poeta è principe nel cielo, la terra invece rappresenta l’esilio.

Baudelaire è il primo poeta da leggere per chi sente di intraprendere il cammino difficoltoso, stupendo e affascinante della poesia. Il poeta dal cielo viene sulla terra per interpretare la realtà attraverso i suoi sogni. Contrario alle convenzioni e alle regole stantie della società, svuota le luci dalle ombre, sconvolge l’arcobaleno per dare testimonianza di un mondo idealmente perfetto. Ma come spesso capita è deriso, insultato, processato per immoralità come Baudelaire per il suo capolavoro I fiori del male.

 

 

 

 

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