Non fluì dalla strada del nord
né dalla via del sud
la sua musica selvaggia per la prima volta
nel villaggio quel giorno.
Egli apparve all’improvviso nel sentiero,
tutti uscirono ad ascoltarlo,
all’improvviso se ne andò, e invano
sperarono di rivederlo.
La sua strana musica infuse
in ogni cuore un desiderio di libertà.
Non era una melodia,
e neppure una non melodia.
In un luogo molto lontano,
in un luogo assai remoto,
costretti a vivere, essi
sentirono una risposta a questo suono.
Risposta a quel desiderio
che ognuno ha nel proprio seno,
il senso perduto che appartiene
alla ricerca dimenticata.
La sposa felice capì
d’essere malmaritata,
l’appassionato e contento amante
si stancò di amare ancora,
la fanciulla e il ragazzo furono felici
d’aver solo sognato,
i cuori solitari che erano tristi
si sentirono meno soli in qualche luogo.
In ogni anima sbocciava il fiore
che al tatto lascia polvere senza terra,
la prima ora dell’anima gemella,
quella parte che ci completa,
l’ombra che viene a benedire
dalle inespresse profondità lambite
la luminosa inquietudine
migliore del riposo.
Così come venne andò via.
Lo sentirono come un mezzo-essere.
Poi, dolcemente, si confuse
con il silenzio e il ricordo.
Il sonno lasciò di nuovo il loro riso,
morì la loro estatica speranza,
e poco dopo dimenticarono
che era passato.
Tuttavia, quando la tristezza di vivere,
poiché la vita non è voluta,
ritorna nell’ora dei sogni,
col senso della sua freddezza,
improvvisamente ciascuno ricorda –
risplendente come la luna nuova
dove il sogno-vita diventa cenere –
la melodia del violinista pazzo.

(Fernando Pessoa, [a cura di Amina Di Munno],  Il violinista pazzo, Passigli, 2004)

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Il rapporto fra il tempo e la coscienza è straordinariamente condotto nell’ambito mistico e filosofico. Il luogo è indefinito, come se non fosse di nessuna importanza. Ciò che viene esaltato è il soprassalto dell’anima che gode della melodia che non era una melodia, e neppure una non melodia. Allora cos’era? Una doppia verità, una negazione, un paradosso. Il gioco incrociato delle opposizioni si fissano nel sistema lessicale della poesia. Una turbolenza poetica che spazia dalle suggestioni simboliche alle strutture di analogie e corrispondenze, come un gioco ogni cosa ha il suo opposto che genera un vuoto, domande senza risposte, silenzio che potrebbe acquisire la capacità di irrompere nel suo nucleo per musicarne un suono, uno spartito di mistero e di senso che racchiude le cose insieme. Al mistero della morte e dell’esistenza contrappone soliloqui meditativi: improvvisamente ciascuno ricorda – / risplendente come la luna nuova/ dove il sogno-vita diventa cenere –.

Il titolo della poesia non deve trarre in inganno: la sensibilità del violinista confina con la follia e la genialità che ne deriva dalla sua fragile e potente arte tanto da riuscire nell’intento di imporre nelle sue opere un senso di unità, di sviluppo e  armonia di un sogno (vita) non più illusione, irrealtà ma definizione di un mistero. La sua musica irrompe e scompiglia, agita, mortifica le coscienze, ma poi quando scompare ogni cosa è messa al suo posto, l’ordine è così ricomposto.

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