D’in su la vetta della torre antica,
Passero solitario, alla campagna
Cantando vai finché non more il giorno;
Ed erra l’armonia per questa valle.
Primavera dintorno
Brilla nell’aria, e per li campi esulta,
Sì ch’a mirarla intenerisce il core.
Odi greggi belar, muggire armenti;
Gli altri augelli contenti, a gara insieme
Per lo libero ciel fan mille giri,
Pur festeggiando il lor tempo migliore:
Tu pensoso in disparte il tutto miri;
Non compagni, non voli,
Non ti cal d’allegria, schivi gli spassi;
Canti, e così trapassi
Dell’anno e di tua vita il più bel fiore.
***
La solitudine del passero non è la solitudine dell’uomo. Il passero canta ed è felice, non subisce condizionamenti, ed è esso stesso armonia della natura, complemento naturale del luogo che contempla nelle sue brevi soste su di un ramo d’albero. Libero di creare i suoi voli lieti, le sue pause, i suoi canti.