Scesi in inferno per necessità di redenzione
dove fra le fresche fiamme lessi il martirio
che del mattino in croce era dio al centro;
ma egli non funzionava per me,
attratto dalle tempeste respingevo i signori della luce.
Inferno leucemico fecondatore di infiniti mondi,
ero un poeta di minute di poesie che postavo
su facebook con logora amarezza in stati di amnesia
grosso modo ero forse un poeta senza alloro
che affondava nelle fiamme e sorrideva al demone.
La pura narrazione non mi aggradava, in cerca com’ero
dell’autenticità nel luogo dove pulsava la vita,
inginocchiato davanti alle metafore della menzogna
ero volutamente scomparso di scena per scelta
in preda alla follia mistica del dire.
Mi accorsi dell’originalità della mia vita nell’abbraccio
della notte di luna piena con i lupi ammansiti,
a squarciagola urlai di non andare più via
striato di sangue al crocevia delle sacralità
mi compiacqui di essere stato fatto a pezzi.