1. Sopraffatto da inutilità tendo a limitarmi.
  2. Ho un granaio di amici e ho pane ogni giorno.
  3. Basta un avvocato per togliere tranquillità.
  4. Dell’occhio il malocchio è parente, ma soprattutto è fattura, cioè lavoro occorrente a fare di un soggetto un oggetto.
  5. Fra tutti i suoi fratelli, marzo è un momento, aprile ancora un’illusione.
  6. L’ossessione di rendere tutto divisibile, ma anche la presunta necessità di categorizzazione di nuovi modelli di ‘genere’ confonderà anche la nostra lingua. Troppi sofismi in giro in ordine alle parole che distinguono il genere maschile da quello femminile, personalmente preferisco ‘direttore d’orchestra’ a ‘direttrice d’orchestra’. Perché? C’è l’immaginazione e la conseguente cristallizzazione di un termine che richiama immediatamente il concetto. Non è una cosa da poco.
  7. Ogni notte c’è sempre una stella che si spegne.
  8. I punti sono sempre due: uno di equilibrio, l’altro di squilibrio. Non è poi tanto difficile riconoscerli.
  9. Poi, poi, c’è sempre un ‘poi’ che ti sfugge. Un poi che non p(u)oi rimandare e ti tocca attenzionare. E ne verrà un altro, all’infinito, in verticale e orizzontale. E tu ad attenderli come un fesso, senza far nulla per contrastarli. Poi, sarà sempre un’altra storia, chiamala pure questione, ma la sostanza non cambia, la forma sì.
  10. Più leggero diventa con la pazienza il male che non ci è dato evitare.

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