C’era un agricoltore arricchito, il quale manteneva il figlio agli studi in città. La cosa poco piaceva alla matrigna, che non poteva capacitarsi si spendessero tanti denari per l’ambizione di avere un figlio dottore. quando il giovane fu addottorato, il padre dette un gran pranzo invitando il parroco e gli altri uomini ragguardevoli. Fu portato a tavola un cappone: la matrigna beffardamente disse al giovane: Tu che hai studiato, vedi se sai tagliare il cappone per grammatica. E il giovane: Subito madre. Afferrò il coltello e incominciò: La cresta è giusto sia data al signor parroco, che è padre spirituale e porta la chiesa. la testa dobbiamo darla al babbo c’hè il capo della famiglia. le gambe alla mamma, che è tanto brava massaia e corre sempre su e giù per la casa a sfaccendare. Poi daremo alle sorelle le ali, perché presto usciranno di casa volando a nozze. E questo straccio di troncone buono a nulla me lo mangerò io. 

Di qui la frase tagliare il cappone per grammatica nel  senso di cavarsela con astuta malizia.

 

Franco Sacchetti

(Dino Provenzal, Curiosità e capricci della Lingua italuiana, Casa editrice Ceschina, 3^ edizione, Varese-Milano 1966)

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