Spaccafricciu, anche cazzafricciu, nel dialetto tugliese e in generale in quello salentino è colui che fa di mestiere lo spaccapietre. Lavora seduto a terra, a gambe divaricate, con i pantaloni rimboccati, solitario, batte e batte, serpeggianti faville a martellate. Così il poeta magliese Nicola De Donno nell’omonima poesia ne traccia il lavoro. Tuttavia, il termine nella sua accezione ristretta indica una particolare persona che oltre a spaccare le pietre non sa fare altro, un semplice faticatore. Ete nu spaccafricciu, come a dire, non è proprio scemo ma non è in grado di ragionare molto, solo sudore e fatica di pietre. Nel parlato dialettale è certamente se non offensivo non è neanche un elogio, una via di mezzo per dire non è scemo ma non è capace di ponderare scelte e di riflettere su qualcosa di diverso dal proprio lavoro di spaccafricciu, una sorta di bonacciu che crea scompiglio e colpisce tutto e tutti, facendo danni.
Spaccafricciu per etichettare amici e conoscenti che, seppure brave persone, è sempre conveniente tenere a bada per non farsi colpire da quelle pietre che sanno spaccare ma non controllare quando saltano per aria.
21/08/2024