Ca’zzi intesi come ‘pantaloni’. A Tuglie è in uso questo termine e non ‘causi’, come nel resto del Salento.  Vediamo il significato di questo detto, che tradotto in italiano sta per ‘si è attacato i pantaloni’ e quindi non può più ‘pisciare’ (sottinteso). Chi è il soggetto? Dio!

La metafora sta a significare l’assenza della pioggia, che è una conseguenza dell’agire del padreterno, avendosi attaccato i pantaloni e quindi non può più ‘pisciare’.

Un modo certamente irriverente  di porsi nei confronti del padreterno; tuttavia, risalta l’ironia con cui la gente del Sud sopporta le avversità climatiche, ridendoci sopra.  Il detto si inserisce nel rapporto particolare e suggestivo con il mondo del soprannaturale, con il quale è possibile anche interagire, ponendo, come in questo caso, l’esigenza di ristabilire la caduta della pioggia. Dio quindi è in un certo senso ‘accusato’, ma è visto in tutta la sua benevolenza, senza mancargli di rispetto, giocando apoditticamente con le parole. Non piove perché Dio si è attaccato i pantaloni! Forse per sbaglio, forse perché non si è reso conto. Ecco il senso di un dire che non aggredisce il padreterno, anzi lo esorta a ripensarci su e mandare la pioggia sulla terra.

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Contrariamente all’invocazione della pioggia vi è il proverbio che auspica moderazione: l’acqua dopu aprile quantu basta intra lu mbile (dopo aprile l’acqua non è più necessaria, ne basta poca, giustappunto per riempire lu mbile (riecipiente di creta).

01/10/2022

 

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