Le bestemmie ricadono su coloro che le dicono. Eh, sì! Il riferimento del proverbio è rivolto in particolar modo a chi utilizza bestemmiare non la divinità ma le persone, affinché a queste accadano qualcosa di brutto. La motivazione è sempre l’invidia. Le imprecazioni in dialetto salentino sono tante, ne riportiamo qualcuna: armenu cu se stocca l’anche; cu nde vene nu male; cu pozza buttare lu sangu; ave murire; nu ave bire mai bene. Certamente, sgradevoli e brutte. Tuttavia, il proverbio in sé mostra l’antidoto: ciò che viene augurato di male agli altri, il male ricade su chi lo impreca. Così accade. L’odio perviene a uno stato intenzionale terribile e sconvolgente, che prende forma nelle parole. Entro certi limiti, odiare è anche un diritto, semplicemente perché nessuno può impedire ad altri di provare sentimenti, positivi o negativi che siano. Si possono odiare, ad esempio, i complottisti, alcuni libri, le sceneggiate di alcuni personaggi televisivi… e tutto questo rientra nella normalità dei sentimenti. Anche perché non si può dividere il mondo, da un lato in puri di cuore e di spirito, e dall’altro lato gli odiatori, i rabbiosi, i malvagi.
In conclusione, se qualche demente, privato dall’amor proprio e della ragione, augura a qualcuno la morte, si dovrebbe sopportarlo, magari brindando a quell’augurio in modo scaramantico.
26/04/2024