Detti e proverbi salentini sulla donna. Dire donna è dire tante cose, belle e buone, maliziose e innocenti. Le donne oggigiorno sono emancipate, più libere e coraggiose rispetto al passato. La cultura che voleva la donna chiusa in casa dedita al lavoro domestico e all’educazione dei figli è ormai scomparsa.  L’immagine femminile di un tempo passato rifletteva un certo modo di considerare la donna, imbastendo appositamente detti e proverbi giustappunto a rimarcarne determinate qualità o difetti. Nella società del passato la donna aveva una considerazione e trattamento meno favorevoli di quelli riservati al maschio. Nel Salento era identificata nella scala sociale in riferimento all’occupazione lavorativa, era – quindi – mescia te scola, mescia in senso lato (sarta, mescia te tabaccu), contadina, casalinga, mammana (ostetrica), balia presso le famiglie più agiate, serva, guaritrice a togliere il malocchio, prefica (donna che piangeva i morti), impagliatrice (l’attività artigianale dell’impagliare fibre vegetali o intrecciarle per la produzione di cestini), tabacchina. La ‘femmana’ del passato subiva il comando del marito, pochissime erano gli interessi domestici e non di cui si poteva occupare. Tutto doveva transitare attraverso l’autorità del maschio-marito.

La donna era esclusa da una serie di diritti e di attività, per secoli è stata relegata al solo ruolo di madre e moglie. L’istruzione scolastica era garantita soltanto alle donne appartenenti a famiglie agiate. Imparavano ben presto a cucire e a ricamare. Il padre era una figura molto temuta e pretendeva che le figlie al suo ritorno dal lavoro stessero sempre in casa. Le giovani donne difficilmente ricevevano il permesso a passeggiare da sole o in compagnia di amiche. Pertanto, non c’è da meravigliarsi del contenuto dei proverbi che ricalcano in maniera netta la cultura del passato.

 

 

Ci la femmana criti, la galera viti. Se dai retta alla donna finisci ben presto in prigione.
La femmana chiange cu n’occhiu e cu l’addu rite. La donna piange da un occhio e ride con l’altro.
La femmana ete còmu la castagna: bedda te fore, cu la mafagna te intra. La donna è come la castagna: bella di fuori, con la magagna dentro.
Brutta te facce, brutta te core. Brutta di viso, cattiva di cuore.
Mujere paccia, sànala cu la mazza. Moglie pazza, guariscila a suon di bastonate.
Mèju nu tristu maritu, ca rimanire de zita parata. Qualsiasi marito va bene, anche non ‘buono’, purché ci si sposi.
Femmana bedda nasce maritata. La donna bella si sposa anche senza dote.
Oi la fija? Ncarizza la mamma. Se vuoi la figlia, ingraziati la madre.
La femmana è comu la scarpa, quandu te àe bona s’ave fatta vecchia. La donna è come la scarpa, va bene quando diventa vecchia.
Mamma fortunata, face femmana la prima fiata. La mamma fortunata partorisce femmina la prima volta .
Ogni cuccuvàscia vanta li cuccuvàsci sòi. Ogni gufo vanta i propri piccoli.
De na sciumenta càmmara nu pijare mai la fija, ca se non ete tutta càmmara alla mamma se ssamija. Non maritarti mai con la figlia di una mamma con le gambe arcuate, perché potrebbe in parte assomigliarle.
La sòcra cu lla nora, picca se ndora. Suocera e nuora non hanno un buon rapporto.
Ama te cchiui ci te crisce, ca ci te parturisce. Ama più chi ti cresce che chi ti partorisce.
La femmana pe lu màsculu mpaccisce, lu màsculu pe la femmana fessanìsce. La donna per l’uomo impazzisce, il maschio rincretinisce.
Amore te mamma nu te nganna. L’amore della madre è incondizionato e pertanto è sincero.
Lu zumpu ca face la crapa lu face puru la capretta. La capretta segue l’insegnamento (buono o cattivo) della capra, allo stesso modo fa la figlia con la madre.
La femmana ca se pitta li musi nu mbole maritu. La donna che ama mettere il rossetto sulle labbra ha altri interessi e non intende maritarsi.
Focu ardi e pignàta fervi. Il consiglio della madre alla figlia che si marita: prodigati sempre che il fuoco sia acceso per garantire la cottura della pignàta.
Addunca ci su campane nci suntu bone cristiane. Dove ci sono campane ci sono anche puttane.
Tira cchiu lu pilu te lu nsartu. Tira più il pelo che la corda.
La femmana nde sape una cchiu te lu tiáulu. La donna ne sa più del diavolo.
Lu fiju mutu lu capisce la mamma. La mamma conosce e comprende i disagi del figlio.
La femmana ca tene lu capiddu longu tene lu giudiziu curtu. La donna con i capelli lunghi ha il giudizio corto.
Diu cu te quarda te tramuntana e ièntu, te ommáni e femmane ca cuntane lentu. Che Dio ti guardi da tramontana e vento, da uomini e donne che parlano lentamente.
La femmana sape a ddu tene lu tiáulu la cuta. La donna sa dove il diavolo ha la coda.

15/02/2024

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