Termine dialettale di etimologia sconosciuta, potrebbe derivare dal dialetto siciliano gigghiu, indica il germoglio in particolare delle patate, cipolle e pomodori conservati per un lungo periodo in casa. Si dice: ste patate ane cacciatu lu ciju, oppure, ane cijatu. Ancora, in riferimento al pungiglione dell’ape: m’ave puntu na vespa e m’ave lassatu nu ciju intra, qui il termine assume il significato di prurito, che in maniera casalinga si tenta di lenire strofinando l’aglio sulla parte colpita.
Viene anche attribuito a persona irrequieta, energica, sempre in movimento, con una gran voglia di fare, mai stanca, agile: quiddhru tene lu ciju. A volerne individuare una di queste persone è per me facile, mi è vicino come amico e da poco come compare, Cosimo R. Ecco egli incarna perfettamente il significato di questa locuzione. Instancabile si muove come un acrobata tra fili di luce e di corrente, sale e scende da scale molto alte, si arrampica dappertutto – anche sugli alberi. Non conosce la stanchezza né la pigrizia. Eccelle in tutte le cose che necessitano fatica e impegno, difficile stargli dietro. Ha la corrente dentro, sturtija tutto e tutti, veloce e scaltro come la volpe. Capace di spegnere e accendere il sole. Ciju te luci. Se non ci fosse, forse, non esisterebbe neanche il termine ciju.
15/08/2023