Chi di speranza vive, disperato muore. Il monito è chiaro: fare affidamento sulle proprie forze, la speranza spegne la volontà. Obbedire alla speranza vuol dire rinunciare all’agire. Il divenire non si costruisce su di essa. Non è dato gestire le cose secondo le proprie istanze, se così fosse ognuno regolerebbe le proprie vele in direzione del vento favorevole, e il navigare sarebbe tranquillo e il futuro sondabile. Non è così! L’uomo deve imparare a fare pratica di equilibri, muoversi con cautela, fronteggiare la sorte con lo scudo e la spada, non preghiere ma decisioni, non illusioni ma esercizi di coraggio. Non abbandoni, ma presenze, qualunque sia l’ostacolo che fronteggia la vita. Il proverbio è sintesi di vita, di consapevolezza delle pieghe che essa può prendere, di possibilità di conciliare la sorte con la vita, poiché alla disperazione è sempre preferibile il suo contrario, l’ottimismo. L’ottimismo non va inteso come semplice condizione di vedere le cose con le lenti che offuscano la realtà, decisamente no, è la carica che neutralizza le negatività e mantiene la ‘vita’ in vita. La speranza alimenta il pozzo delle illusioni, mentre la forza di volontà sorregge la vita.