A Tuglie: un luogo di cultura indipendente ed innovativa è virulenza ed eruzioni di visioni e di trasgressioni, in omaggio ai poeti maledetti. In via Calatafimi n.16 Michele Tramacere ha realizzato una distilleria per la produzione dell’assenzio, Eilgut.
L’assenzio è una bevanda che sta tornando di moda. Nella seconda metà dell’Ottocento era considerato un distillato diabolico con cui si è costruita una vera e propria leggenda nera, in un contesto culturale principalmente parigino. Da una parte, l’assenzio era consumato dai poveri come vizio distraente, e , dall’altra parte, da vari intellettuali afferenti a quella cerchia storiograficamente definita degli ‘intellettuali maledetti’ – tra i quali, in ambito poetico, Rimbaud e Verlaine.
La fama nefasta dell’assenzio si cristallizzava in un contesto sociale molto vasto, derivante dal fatto che la bevanda necessitava di essere mischiata con altre erbe e il processo di distillazione era molto complesso, rendendo il prodotto finale molto costoso, limitandone l’accessibilità. Per tale motivazione, esso veniva prodotto in versioni surrogate, mischiate con sostanze chimiche e sintetiche, il cui scopo principale era di ottenere il tipico colorito verde del liquore. Queste sostanze aggiuntive erano tuttavia tossiche, pressappoco a quella del mercurio, tant’è che mole persone, dopo un uso prolungato, perdevano lucidità e riscontravano seri problemi cerebrali. Quest’aura di pericolosità della bevanda divenne l’alcolico simbolo di una belle époque.
Oggigiorno la bevanda è viva, tutelata dalla legge che ne dispone la preparazione e la diffusione. Da anni, Michele Tramacere, produce con accortezza e serietà la bevanda dei poeti maledetti, in una cantina piena di suggestione e fascino di altri tempi.
La fata verde, come veniva chiamato l’assenzio dai poeti, conserva ancora oggi il proprio fascino, che ha esercitato sin al 1972, anno della sua creazione da parte di un medico francese rifugiatosi in Svizzera. L’assenzio è un simbolo della tradizione, espressione di una parte di storia da preservare dall’oblio. I suoi più appassionati consumatori erano proprio i poeti maledetti francesi, tra cui Paul Verlaine, Arthur Rimbaud, Gustave Flaubert, ma anche Oscar Wilde e i poeti italiani della Scapigliatura.
I poeti maledetti, geniali innovatori della poesia, con l’assenzio varcavano il luogo della follia e in essa trovavano la genialità di un nuovo linguaggio poetico puro senza la dimensione del tempo, del luogo e dell’inutilità della parola che – invece – in un simbolo trovava la propria appartenenza al significante in cui lo spirito si fa di sé.
Scriveva Verlaine: «Io ripeto a mia vergogna, avrò più avanti da raccontare molte e ben altre assurdità (e peggio), dovute a questo abuso di questa cosa orribile, il bere, e di ciò che è nel bere, questo abuso in sé stesso, fonte di follia e di delitti, di idiozie e di vergogna, che i governi dovrebbero se non abolire (e in fondo perché no?) almeno gravare terribilmente di tasse e imposte: l’assenzio!»
Con chiarezza di intenti Verlaine espone lo status di poeta, colui che frequenta la sacralità degli altari della poesia e ne eleva ai massimi livelli di linguaggio il simbolo della follia in versi di modernità e di coniugazione di vita vera. Il poeta è un ‘altro’, un dio che costruisce l’altare della lingua e nelle immagini ne esalta la bellezza di verità. Un veggente che vede ciò che gli altri non vedono. Un maledetto che fa del proprio inferno una stagione. Una canaglia che assapora le atrocità di una condizione di disagio e ne fa trasgressione e ribellione. Semplicemente dio della parola a divenire.
Eligut il 20 ottobre 2023 ore 20,00 presso Area Indipendente culturale – Tuglie (Lecce) – proporrà uno spaccato di vita dei poeti maledetti, traducendo altresì l’importanza dell’assenzio nella produzione poetica dell’Ottocento.
15/10/2023
LIBRO> Dialogo tra un poeta e un filosofo