Quanto è bello ascoltarla: melodica, rispettosa. Non mi capitava di sentirla da tanto tempo. L’altro ieri un giovane del mio paese si è rivolto a me con garbo proferendo la frase: scusi Signurìa, mi può dire…

Mi ha fatto piacere, molto. Nei paesi del Salento nei tempi andati la frase denotava rispetto ed educazione e veniva rivolta in particolar modo alle persone anziane e di un certo rango.  Oggi nel dialetto vive la forma brutta e disarmonica del scusa tie… Il pronome personale “tu” assume una tonalità di sconcertante rozzezza lessicale, mentre Signurìa è tutt’altra musica. Signurìa, come a dire Signoria, quindi rispetto e approccio reverenziale.

Non ho saputo trattenere la meraviglia e ho ringraziato il giovane per avermi fatto ricordare questa espressione poetica dialettale che da bambino ero chiamato anch’io ad utilizzare.

Ho pensato al dialetto e ad alcuni suoi lemmi che rincuorano e rallegrano. Tutta un’altra cosa: ravviva il linguaggio, rende tutto più simpatico e gioioso.

La poesia non può non interessarsi della lingua dialettale che in alcuni casi riesce a esprimere meglio di altre lingue le cose dell’uomo e della vita. La parola allora sopravvive e si forgia nella consuetudine, facendo rinascere l’origine di un tempo che tenderebbe altrimenti a perire. Essa pur venendo da lontano avvicina l’uomo allo stato nascente della parola, cioè salvaguarda e al contempo rafforza la tradizione della lingua con il modo d’essere dell’uomo con la sua stessa opera per approdare all’ascolto. Una parola è per tutti: nessuno può vantarne il diritto di proprietà. Alcuni termini dialettali e modi di dire  da superficie lampeggiante connotano specificità di lingua che accomuna e non divide, crea una espressione codificata e legittimata dell’agire di una comunità, fissando anche regole di educazione e di comportamento. Questo è appunto il caso di Signuria come di altre  parole ancora in uso. Il parlare cordiale assume una simmetria di relazione con l’altro, favorendo il dialogo e l’incontro, dispone all’ascolto nelle moltitudini e tragiche solitudini odierne. Il dialetto è la bandiera di un popolo: non sarà mai utilizzato per redigere documenti ufficiali, ma conserverà, fintantoché ci sarà la volontà di servirsene,  il colore e i costumi della comunità che rappresenta.

Quella parola pronunciata dal giovane ha meglio di qualunque altra evidenziato la bellezza del dialetto che caparbiamente ancora oggi sa resistere alla tentazione di neologismi e anglicismi ricorrenti nel parlato.

Signurìa espone educazione, gentilezza d’animo, e sarebbe magia di poesia se un po’ tutti ci ritrovassimo nel suo significato letterale, che è responsabilità di conservazione della tradizione, nonché accostamento alla giusta misura del dire.

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