C’è il mare e il sole e il vento. C’è la taranta e la pizzica. C’è la gente di un luogo che prima apparteneva agli dei, ora è nelle mani degli incoscienti. Il Salento –  questa terra di semplicità che chiedeva soltanto di essere amata –   è stata invece stuprata, violentata e sconfitta. Le identità di un tempo sono state frantumate: il Salento non sa riconoscersi in nulla, preso com’è dalla bramosia di spettacolarizzare tradizioni che non appartengono a tutti e a organizzare festival di tarante e concorsi di ogni tipo. La gente seppure in movimento e in fermento è in uno stato di narcosi. Eppure si fa a gara a propagandare il Salento come luogo di elezione per le caratteristiche del territorio, tralasciando di evidenziare gli scempi ambientali prodotti in tanti anni di scelleratezza collettiva, chiudendo magari gli occhi e far finta di nulla per le tonnellate di immondizie sparse dappertutto sulle strade e sulle spiagge. Non va bene! È giunto il momento di riflettere e cambiare rotta con attenzione, senza eccessi ma con convinzione e intenti condivisi da tutti, evitando di omologare ogni cosa. Il Salento è un luogo, anzi  una terra che presenta infinite diversità e differenziazioni sia culturali che sociali che vanno valorizzate senza sconvolgere e adattare usi e costumi già esistenti a pericolose modernizzazioni e innovazioni contraddistinte da interessi meramente commerciali e pseudo-culturali. Un ritorno all’origine per continuare a vivere nel luogo che ci fu consegnato da Dio, con l’unica raccomandazione di preservarlo dal male. È insostenibile l’idea di molti che vogliono fare del Salento il luogo ideale per il divertimento folle e sfrenato, per un turismo di massa che invade e lascia tracce discutibili di una cattiva permanenza.  È sostenibile invece l’idea di un turismo che mira a fare conoscere le bellezze del territorio intrise di semplici semplicità senza condimenti artefatti e insipidi. Si eviti il disfacimento delle tradizioni, si difenda la memoria contadina, si alimenti la spinta propulsiva delle tradizioni, si diversifichino le iniziative culturali. L’incantesimo di una volta non c’è più e il Salento attende di essere amato veramente.

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