Il 31 dicembre è sempre il momento in cui ci accorgiamo del tempo che passa e  ci lascia tracce indelebili di passato che rivive nel presente dei ricordi. Ogni momento della vita è un miracolo e l’uomo non dovrebbe consentire all’orologio di offuscarlo. L’orologio che non c’è è quello che non ha tempo e non segna tempo, un calendario senza giorni, presente dentro ognuno di noi. Se si guarda il cielo si accende la macchina del tempo, certamente arrugginita dagli effetti dell’eternità, ma sempre ben funzionante. In questa macchina del tempo dove il tempo non è il tempo ma una sensazione di un momento che segna un ricordo fatto di presenze e di assenze, di amnesie, di difficoltà a formulare concetti.

Borges nel racconto Funes el memorioso parla di un giovane dalla prodigiosa memoria in grado di cogliere ogni dettaglio di tutto ciò che lo circonda. «Funes cadendo, perdette i sensi; quando li riacquistò, il presente era quasi intollerabile tanto era ricco e nitido, e così pure i ricordi più antichi e banali. Poco dopo si accorse della paralisi; la cosa appena l’interessò; ragionò (sentì) che l’immobilità era un prezzo minimo; ora la sua percezione e la sua memoria erano infallibili». Ricorda ogni cosa con estrema facilità, ma non riesce a formulare idee. La sua portentosa capacità di memorizzare ogni dettaglio rende Funes quasi una creatura mitica. L’orologio per Funes non aveva nessun senso. La memoria, essenza della storia, lo pone, al contrario, al di fuori della storia stessa, senza poter stabilire un rapporto con il proprio tempo e spazio. Egli contraddice la storia nel suo aspetto evolutivo ed in tal senso l’immobilità fisica di Funes si trasforma in immobilità di pensiero, in incapacità di comprensione ed empatia per il prossimo. Il tempo non serviva al suo pensiero, né era congeniale alla sua vita. La realtà esisteva solo in coniugazione al passato che non era scandito di nessun avvenimento cronologico. Borges pone al centro del racconto il tema della memoria potenziata, prodigiosa. Cosa significa questo aggettivo? Nel caso di Funes la memoria è il tempo del passato, della coniugazione remota anche per quanto concerne lo spazio (che, tuttavia, non c’è), un mondo di memoria non c’è spazio per il pensiero, vale adire concepire pensieri generali,  poiché pensare è astrarre, eludere la realtà. Tra l’altro, il fatto di non riuscire a dormire significa non distrarsi dal mondo.

Sembra un paradosso: Funes ricorda tutto alla perfezione, ma ciò non giustifica la sua insonnia né la sua incapacità all’astrazione. Nella sua mente si imprimono perfettamente i dettagli di ogni cosa e fatto. Come si spiega la sua incapacità di pensare? Una memoria così forte non dovrebbe compromettere il pensare, anzi dovrebbe potenziarlo. Il problema è risolvibile considerando che Funes non riesce a dimenticare, ricorda – appunto – tutto. Non riesce a staccarsi dai suoi ricordi che lo paralizzano in una sorta di zona franca dove gli è impedito di dimenticare e quindi di pensare. La patologia di Funes è legata alla vivacità e frequenza dei suoi ricordi, alla incapacità di dimenticarli e richiamarli alla memoria quando servono. Funes non è padrone della propria memoria. Non ha l’orologio che scandisce il tempo e le sequenze degli accadimenti, non vive il presente nella giusta misura con cui il tempo si raccorda con l’uomo, con la vita.

Il tempo di Funes è comunque ben definito e accertato: egli non ha in sé il tempo, né gli serve lo strumento che lo misura per comodità. Per gli altri, per noi, il tempo è ancora da determinare nella giusta valenza e modalità d’uso, nonché nella sua concezione di aderenza all’eternità e alla prossimità di un presente caduco e afflitto dall’oppressione dell’eterno passato.  Il tempo è l’ora di tutti nella quale sguazziamo felici e in maniera inconsapevoli della sua importanza. Ci affligge e ci addolora per le conseguenziali assenze e presenze che connotano il divenire. Preferiamo abbandonarlo nel tempio dell’oblio per non renderci conto della sua voracità. Il 31 dicembre, dunque, ci libera delle scansioni temporali di cui siamo state vittime o attori preferenziali di importanti momenti di felicità. Scaramanticamente lo bruciamo nella nostra memoria, conserviamo ciò che vogliamo per illuderci di conoscerlo e di poterlo gestire. Abbiamo gli orologi ma non abbiamo la concezione del tempo. 

31/12/2023

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