La parola nell’idea del poeta è grezza: materia da scolpire e modellare. La sua astrattezza è la sfida che il poeta deve compiere per conferirle realtà di sentimento e d’immagine. La parola è dispettosa ma domabile. Si lascia infine sfogliare come un libro degli incanti.

La sua inclusione in un verso non sempre le sta bene. Ma poi si tinge di bellezza ed esplode… e allora non se ne stacca più attraendo a sé consensi di lettura. Distante dalle sue comari volgari della prosa, s’atteggia sovente con l’aria di donna di classe.

Talvolta è tolta dalla strada; e rimessa a posto significa meglio di qualunque altra – anche di estrazione sociale letterale elevata – un significato poetico intenso.

Illumina la prosa dei grandi autori conferendo al testo fulgore e immagini insolite di paesaggio, anche con ritmi inafferrabili.

Seppure prigioniere delle regole e dei codici linguistici riservano sorprese e ironia. Dei loro viaggi continui nel mondo dei libri ne parlano gli scrittori e i poeti. Alcune sempre in auge, altre in un immeritato oblio. Vanno in mente quando lo desiderano e si allontanano insoddisfatte quando non ottengono il giusto accoppiamento. Prediligono i grandi della poesia e ad essi danno tutto il meglio di se stesse. Ubbidiscono agli impulsi esteriori e interiori del poeta e intonano un canto rapido di condensato di semplicità che nelle parole comuni non è mai dato ascoltare.

Talune sono dolci come petali di rosa, altre rudi e sconvenienti. Del loro signore verbo non si distaccano mai e dei suoi concerti verbali traggono musica che piace agli dei.

Gli aggettivi sono per gli amori frivoli e trasgressivi, che come rose di macchia si stemperano al sole della poesia.

Nei versi di coloro che non comprendono la poesia e si atteggiano poeti manifestano tristezza e dolore, mentre nei versi dei poeti sono allegre e spensierate come giovinette nel fiore degli anni.

 Lo sguardo incantato e incondizionato dei poeti le ammaliano, e quando si sistemano sul rigo intonano una melodia di un angelo.

Nella bottega del poeta si ammassano sugli scaffali polverosi della memoria senza mai invecchiare. Non tentano mai la fuga e in silenzio sognano una poesia tutta per loro.

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Il poeta non è un essere languido o tormentato e passionale che scrive sotto l’impulso del dolore: è l’artefice delle parole che gli appartengono dopo severe conquiste di studio di esse. Sì, contempla ma ragiona. Riflette e immagina. Allude ed esplica fatti profumati di poesia. È Spensierato, allegro, triste, preoccupato come un uomo qualunque, senza mai perdere di vista lei, la parola.

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