La perfezione spaventa. Il difetto rende più umana la persona. Il difetto è un gancio alla realtà, al carattere, alla speranza, alle illusioni. Un naso storto può rendere il viso più attraente, al pari di un neo sulla pelle. Conosciamo noi stessi e gli altri attraverso il difetto. Le leggi dovrebbero contemplare il diritto al difetto, all’imperfezione. Il difetto, che è anche peccato, trasgressione, ribellione, alimenta l’amore cristiano postulando l’amore per il reietto, il malato, lo scarto. Il difetto rende molte cose non desiderabili e difettose. Tuttavia, nella percezione del difetto c’è la speranza di una promessa, la possibilità di migliorare. La perfezione è solo un eterno presente che non ha futuro. Il difetto è disordine, squilibrio, rende quindi visibile l’originalità della vita che non è fedele ai meccanismi e agli ordini. Il difetto è dunque necessità? Si direbbe di sì. Senza il difetto non si scoprirebbe il superfluo e il quanto basta, la giusta misura. Non induce alla resa né all’ottimismo e al tranquillismo che inducono a non far niente. Potrebbe anche operare una sorta di riconciliazione con la vita, eliminando progressivamente le inquietudini e le preoccupazioni. Il difetto potrebbe dare un senso alla vita per essere vissuta, confidando in un probabile e possibile capovolgimento di determinate condizioni: la consapevolezza, l’antidoto e la cura per far fronte non tanto alla tragicità dell’esistere, quanto al modo in cui l’uomo articola la sua reazione ad essa. Pinocchio è il bambino più sfigato e difettoso della letteratura, eppure nei suoi e con i suoi difetti reagisce, crea agganci ad un mondo che gli sarebbe altrimenti precluso, imbastisce storie e fatti, sconvolge i meccanismi, opera costantemente disordini, innalza e soffoca piaceri e divertimenti, patisce la realtà ma ne trova sempre un espediente per ricominciare; ed è proprio il suo difetto di non essere quello che la natura prevede per tutte le persone che lo rende simpaticamente umano e furbescamente intelligente per le sue bravate.

Che c’è di meglio dunque di un difetto? Il difetto di essere ciò che la perfezione non potrà mai contemplare, vale a dire la genialità, l’arte. Ed è sempre un disvelamento che diventa opportunità e consapevolezza di tutto ciò che l’esistenza umana propone e dispone.

 

(Immagine: Difetto di Fabbrica, di Giuseppe Colarusso)

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