I libri non si bruciano, si leggono. E nel caso dovesse succedere, il fuoco genererebbe un altro libro.
Il libro è la memoria della vita del tempo che aggiorna e annota, descrive e narra l’uomo e ogni cosa dell’uomo.
Quando nel 1933 migliaia di studenti appartenenti al nascente regime nazista diedero alle fiamme i libri “degenerati” (opere contrarie al nazionalismo tedesco), Bertolt Brecht commemorò tale scelleratezza nella poesia Il rogo dei libri. Egli descrive che un poeta (uno di quelli messi al bando, da non considerare) scoprì sgomento, leggendo l’elenco dei libri degli inceneriti, che i suoi libri erano stati dimenticati e quindi preservati dal fuoco. Scrisse ai potenti una lettera:
Bruciatemi!, scrisse di volo, bruciatemi!
Questo torto non fatemelo! Non lasciatemi fuori! Che forse
la verità non l’ho sempre, nei miei libri, dichiarata? E ora voi
mi trattate come se fossi un mentitore! Vi comando:
bruciatemi!
Ma il mondo non ha ancora imparato la lezione. Non si contano i roghi che hanno interessato i libri, l’ultimo quello del 14 aprile 2003 che ha bruciato la Biblioteca Coranica a Baghdad. E quando la storia si ripete diventa una farsa, un tentativo maldestro di abolire il passato. Borges a proposito delle fiamme che bruciano i libri in Altre inquisizioni espresse: “il proposito di abolire il passato fu già formulato nel passato e, paradossalmente, è una delle prove che il passato non può essere abolito. Il passato è indistruttibile: prima o poi tornano tutte le cose, e una delle cose che tornano è il progetto di abolire il passato”
16/12/20210
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