Basta il nome Otello e dici Tuglie.

Uomo politico e di governo della cittadina tugliese per cinquant’anni. La sua ultima fatica è data dal volume Il Diario. La mia vita dedicata a Tuglie, Tipografia 5 emme, Tuglie 2021, in cui, in ben 392 pagine (21×30), ha raccontato la propria attività politica e amministrativa. Il Diario racconta la sua politica in un periodo in cui i partiti erano forti e non interessati da fenomeni degenerativi.

Otello riporta alla memoria fatti politici e amministrativi che si susseguono in un periodo che va dagli anni Cinquanta sino agli anni Novanta. I partiti politici di allora erano ben definiti e strutturati sul territorio tugliese: DC, PCI, PSI. Tutti in paese erano facilmente riconoscibili per le ideologie e per l’appartenenza a un determinato partito. Vi erano le sezioni politiche, i segretari sezionali, gli iscritti e simpatizzanti per dare sostanza e qualità alla politica cittadina.

Il contesto sociale italiano era in continua trasformazione, attestandone il passaggio dal mondo rurale a quello urbano, dal lavoro contadino a quello operaio e impiegatizio. La partecipazione responsabile alla vita pubblica, lavorativa e culturale divenne un’aspirazione diffusa che coniugava rivendicazione di diritti civili ed mancipazione da vincoli ancorati a una morale tradizionalista. I giovani acquisirono una propria soggettività sociale. Scuola e mass media furono il lievito di una cultura giovanile che si interrogava sulla modernità per coglierne le profonde contraddizioni. I giovani degli anni Sessanta vivevano in prima persona la tensione tra i valori e i modelli sociali ed educativi di matrice cattolica o liberal borghese. Gli spazi di emancipazione erano ancora ristretti e il bisogno di allargarne i confini sfociò nella protesta studentesca del ’68. Il miracolo italiano era imperniato sul delicato equilibrio tra esportazione di manufatti industriali prodotti a costi contenuti e graduale crescita del mercato interno. Fin dai primi anni Settanta si innescò la spirale del disagio crescente di consistenti gruppi sociali. la prospettiva riformista del Centro sinistra aveva ormai finito di dare buoni frutti. La debolezza del governo si manifestava con evidenza, lasciando spazio alla ‘strategia della tensione’ (attentato alla Banca dell’Agricoltura a Milano nel 1970; stragi di Brescia e del treno Italicus nel 1974). In questi quaranta anni l’Italia è caratterizzata da forti crisi sociali e politiche, in un sistema istituzionale che cominciava a scricchiolare, a indebolirsi per il sopraggiungere di una crisi economica e dell’avvento del terrorismo. Questo in grandi linee il contesto italiano.

Tuglie un po’ sonnacchiosa e accomodante negli anni Cinquanta era nelle mani del sindaco Cesare Vergine per poi passare a quelle della DC. Otello muove i primi passi politici negli anni Cinquanta. La  sua vita è connessa con la storia di Tuglie. Il paese combatte sin dal dopoguerra per rinascere, sradicare i problemi, per dotarsi di strutture pubbliche essenziali. La gioventù di Otello è simile a tanti altri giovani degli anni Cinquanta, scandita da un forte desiderio di emergere e di costruire un futuro migliore. La politica gli strizza gli occhi attraverso Salvatore Erroi, segretario della Democrazia Cristiana, noto industriale, il quale intravede in Otello un giovane intelligente e di grandi capacità e quindi gioco forza deve avere un’ambizione politica.  Petruzzi nel 1953, in piena guerra fredda, si iscrive alla Democrazia Cristiana, ma deve anche fare i conti con il sindaco Cesare Vergine, uomo di spessore e leader indiscusso dello schieramento politico Torre Civica. Gli anni Sessanta sono gli anni in cui Otello affina le sue intuizioni e competenze in un crescendo di popolarità.

Il Diario è un racconto di tutto: dettagli, storie minime, battaglie e diatribe politiche, scontri, veleni, complotti, in un contesto in cui le presenze del Partito Comunista Italiano guidato da Saio Imperiale  e del Partito Socialista Italiano hanno una valenza politica non trascurabile. Otello nel tempo diventa forte e rappresentativo di uno schieramento politico e amministrativo. Alla storia non mancano le ombre, ma quale storia non ha ombre? Ci sono le incomprensioni, delusioni, tradimenti, fraintendimenti, invidie, minacce. Ci sono anche le luci. Otello le conosce entrambe, sa muoversi con astuzia, non rinuncia ai suoi progetti pur ricevendo aspre critiche dall’opposizione e da una parte di cittadini. Viene definito inossidabile dal maestro gallipolino di fede missina Antonio Rima.

La lettura di questo libro è un’immersione nella storia, una autobiografia che può darci conoscenza dei fatti importanti della vita tugliese. È indiscutibile il suo attaccamento a Tuglie e la sua propensione a salvaguardare una politica  ideologicamente incardinata a quella della Democrazia Cristiana.  Lo Stato è società che si realizza, perfeziona, perseguendo l’ideale di giustizia. Questa potrebbe essere la linea di congiunzione che Otello Petruzzi persegue negli anni di attività politica, in contrasto con l’affermazione di molti movimenti politici di estrema destra e sinistra. Tant’è che Tuglie nel periodo che va dagli anni Settanta sino agli anni Ottanta sembra essere un’isola in un oceano, sempre attenta a non discostarsi da certi canoni e mal tollerante nei confronti del nuovo. Qualcuno ipotizza che a Tuglie c’è la monarchia costituzionale. Il Paese è scosso dall’irriverenza di Vito Toscano, che rappresenta in un certo senso la ribellione verso un sistema sociale e politico caratterizzato da immobilismo (?).

Otello nel Diario è l’amministratore perfetto, colui che «pretendeva sempre e comunque sconti e riduzioni dei prezzi per i beni acquistati per conto del Comune». La sua propensione al risparmio nonché l’oculatezza alla spesa porta il Comune a chiudere il bilancio in attivo: «niente debiti e 800 milioni in più, record nazionale», titola nel 1992 la Gazzetta del Mezzogiorno.

Tuglie gode anche della protezione dell’on. Ciriaco De Mita.  Si legge: «L’on. Ciriaco De Mita, Presidente del Consiglio dei Ministri, fu accolto a Tuglie, fra un tripudio di gente e di bandiere sventolanti, dal sindaco Petruzzi e dall’intero Consiglio Comunale, nella sala consiliare». La ragione di tale tripudio?  Antonio Filograna nel 1987 in un incontro presso l’Hotel Costa Brada (Gallipoli) chiede a De Mita di abbassare l’Iva sulle calzature. Miracolosamente, dopo alcuni giorni, l’Iva sulle calzature diminuisce. San Ciriaco De Mita!

Otello sa che la democrazia può durare, rinnovando continuamente il consenso che la sostiene, quindi si adopera sempre a tamponare falle e ad aggiustare scontenti. I socialisti puntualmente lo accusano, ad esempio per l’edificazione della zona Mazzuchi: «Sindaco, non continui a provocare danni, dia retta a noi, riduca il centro storico e lo riduca decisamente a Piazza Garibaldi e a pochi fabbricati indicativi». La vita per Petruzzi non è affatto facile, gli attacchi politici sono sferrati costantemente senza risparmio di colpi, non mancano i processi per lui e i consiglieri di maggioranza, che si concludono sempre con la piena assoluzione.

Altro lume tutelare di Tuglie è il sen. Giorgio De Giuseppe, il quale partecipa a tante inaugurazioni di opere pubbliche. L’anno 1988 è l’anno delle opere pubbliche: 31 luglio – parco pubblico di Montegrappa; 18 settembre è il turno della Scuola media statale. Un manifesto del 14 ottobre 1988 comunica la concessione da parte della Regione Puglia di un finanziamento di un miliardo e trecento milioni per la costruzione della fognatura bianca. Otello sa vendere i propri risultati, ma le tegole in testa sull’amministrazione comunale sono sempre in agguato. La cultura è presente nello spettacolo teatrale ‘Piantala Casimiro’, lo svago con il ‘Torneo delle Contrade’, nonché il ‘Campionato italiano militare di ciclismo su strada’.

Le denunce alla magistratura sono frequenti. Otello si difende e attacca, imperterrito prosegue il proprio cammino con astuzia. L’anno 1994 secondo l’autore del Diario può essere classificato come l’anno delle turbolenze e dei peggiori accanimenti politici svoltisi nel Comune di Tuglie, ma anche in Italia. Compare sulla scena politica italiana Silvio Berlusconi con il suo movimento Forza Italia. Mani Pulite si interessa dei partiti e dell’uso frequente delle tangenti negli affari pubblici.

Il consigliere di minoranza Tonino Tedesco tuona nei confronti del Sindaco Otello: «Ti rimane un anno… se pure! Abbiamo trovato già la candidatura buona. Lo sai che sei finito… appena sentono odore di potere… fanno il vuoto attorno!». Ironia della sorte, a dire di Otello,  quella candidatura buona profetizzata dal Tedesco non fu mai trovata. Profezie e fantasiose previsioni politiche che si spalmano e si replicano dappertutto sia in ambito politico che sociale di Tuglie, in concomitanza del clima politico italiano molto sfavorevole per la DC e il PSI. La DC diventa PPI. Il 2 novembre del 1994 Otello termina il suo mandato. Intrighi e tradimenti vedono coinvolti molti personaggi, emerge un accanimento politico ingiustificato e scorretto contro Otello, anche da coloro che un tempo gli erano stati vicino. Il gioco incomincia a prendere una forma grottesca. I veleni si propinano in ogni occasione, addirittura si riferisce di una frase attribuita a Bruno Erroi: «Che pensate più a Otello! Lasciatelo andare per i cazzi suoi». Nel 1995 la nuova compagine politica orfana del partito della DC è ‘Insieme per Tuglie‘ e Otello è fuori. Antonio Gabellone diventa Sindaco. Nel 1996 l’elezione di Bruno Erroi a senatore della Repubblica disvela altre ambizioni: il cambio della guardia a palazzo municipale. Erroi: «il Sindaco Gabellone deve cadere». Questo il grande progetto politico per una Tuglie nuova. Gabellone però resiste e continuerà a fare il sindaco sino al 2004. Le velleità della Sinistra tugliese si dissolvono nell’aria. La Sinistra si acquieta.

Il Diario è fin troppo diario, va oltre la specificità e il dettaglio di circostanze, fatti e misfatti politici. Il blocco politico tugliese è evidente: sinistra da una parte,  e centro e/o destra dall’altra. Un continuo conflitto che molto spesso si conclude con la soccombenza di una parte politica. Ne esce fuori un paese che, seppure nella divisone ideologica e partitica,  sa tenere saldi i principi morali.  In certi momenti, nel contesto politico,  si confabula troppo, si fantastica, la gente non ha le idee chiare e si procede con incertezza nella quotidianità, luci e ombre si rincorrono. In alcune pagine i fatti raccontati descrivono un clima mortificante, dove le insidie messe in atto da personaggi minori e inconcludenti creano comunque problemi di ogni tipo all’amministrazione comunale. È sorprendente la resistenza fisica e morale di Otello, che anche alle minacce di morte oppone coraggio e fermezza.

Qual è dunque il merito di Otello nella sua dedizione a Tuglie? La risposta potrebbe essere una trappola di ammirazione oppure di denigrazione. Ammirazione perché si potrebbero elargire encomi a dismisura. Denigrazione perché si potrebbe eccedere nell’analisi critica, contestualizzando la partigianeria. Qual è dunque il passo? Una valutazione decisa e senza fraintendimenti dei fatti, evitando accuratamente di ridurre il giudizio a mero calcolo opportunistico e politico. Un giudizio che vede nella fattualità di opere e di impegno amministrativo come un controllo regolare a una macchina, tenendo conto dell’imprevedibilità umana, vera anima della storia.

In verità, il Diario di Otello è rappresentazione di fatti che comunque non devono  costituire un limite alla libertà di pensiero e di giudizio, affinché il giudizio si sottragga alle sonde e ai sondaggi che tenderebbero ad omologarlo. Otello è attore e critico della propria dedizione. Si potrebbe contestare l’assoluta assenza della controparte, ad esempio lo storico, che ‘vede’ e ‘racconta’.  Tuttavia, ad egli va il merito di averci data la memoria di un periodo, di averci raccontato le cose e i fatti, seppure secondo la propria prospettiva. In ogni modo ha realizzato opere pubbliche rendendo il paese più avanti rispetto agli anni Sessanta. Il vero è  ciò che è realmente unito, e negare ciò che è realmente diviso; il falso è invece la contraddizione di questa affermazione e di questa negazione (Aristotele, Metafisica, Libro VI, 1027 b, 20-27).

La storia non è mai giustiziera, ma sempre giustificatrice. Ci metterei un punto interrogativo alla citazione di Benedetto Croce, anche per un ulteriore rimando ad altri tempi e ad altre persone.

26/10/2022

(Visited 467 times, 1 visits today)