Il 17 febbraio dell’anno 1600 Giordano Bruno, frate domenicano, veniva condannato per eresia dal Tribunale centrale del Sant’Uffizio ed arso vivo a Campo de’ Fiori (Roma) con la lingua serrata affinché non parlasse.
Nato a Nola nel 1548, studiò a Napoli, all’età di 14 anni lettere, logica e dialettica. Quando fu ordinato sacerdote studiò teologia mostrando grande ammirazione per l’opera di San Tommaso, ma anche insofferenza e contrarietà per le regole conventuali, nonché dubbi e perplessità nei confronti del culto della Vergine e dei santi e soprattutto del dogma della Santissima Trinità. Le sue considerazioni furono da subito oggetto di accuse e imputazioni più o meno fondate. Peregrinò attraverso l’Italia e l’Europa alla ricerca ossessiva di una verità che cercava attraverso la frequentazione di circoli culturali più aperti e di ambienti religiosi meno ortodossi.
Nei lunghi soggiorni a Parigi e a Londra maturò un coerente percorso intellettuale e filosofico pubblicando opere rilevanti.
Nell’opera il Candelaio si delineava il pensiero del frate che troverà nella luce e nel sole l’immagine allegoricamente più significativa del suo pensiero: nella Cena delle ceneri, pur elogiando Copernico per avere sostenuto la teoria eliocentrica, affermava che occorreva partire da lì per andare oltre, per definire più chiaramente l’idea di un universo infinito, senza centro, capace di racchiudere infiniti mondi. Le teorie di Copernico gli apparivano come “una aurora, che dovea precedere l’uscita di questo sole de l’antiqua, vera filosofia, per tanti secoli sepolta nelle tenebrose caverne, de la cieca, maligna, proterva et invida ignoranza”.
I punti chiave della sua concezione filosofica, che fondeva materialismo antico, averroismo, lullismo, neoplatonismo, arti mnemoniche, influssi ebraici e cabalistici, la pluralità dei mondi, l’unità della sostanza, l’infinità dell’universo ed il rifiuto della transustanziazione. Giordano Bruno elabora una nuova teologia dove Dio è intelletto creatore e ordinatore di tutto ciò che è in natura, ma egli è nello stesso tempo Natura stessa divinizzata, in un’inscindibile unità panteistica di pensiero e materia. Per queste convinzioni, giudicate eretiche, fu condannato al rogo dall’Inquisizione della Chiesa romana.
Fu infatti riconosciuto eretico impenitente pertinace ed ostinato. Il processo durò otto anni (1952-1600). Le carte del processo furono trasferite nel 1810 a Parigi da Napoleone Bonaparte. Fra il 1815 e il 1817 il prefetto Marino Marini ne ordinò la vendita al macero, procurando un danno incalcolabile alla storia e alla verità. Rimane soltanto un Sommario del processo rinvenuto (nel 1886) negli armadi delle Miscelanee dell’Archivio Segreto Vaticano di Pio IX. La sua pubblicazione avvenne soltanto nel 1942, per opera di Mons. Angelo Mercati. Giordano ascoltò in ginocchio la sentenza di condanna a morte per rogo; poi si alzò e indirizzò ai giudici la storica frase “Maiori forsan cum timore sententiam in me fertis quam ego accipiam” («Forse tremate più voi nel pronunciare questa sentenza che io nell’ascoltarla»).
Fu legato al palo, rifiutò i conforti religiosi e il crocefisso. Fu dunque arso vivo e le sue ceneri buttate nel Tevere.
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La sua fu una morte atroce tra l’altro come tante che in quel periodo dovettero subire tanti altri per la sola colpa di avere immaginato, pensato e riflettuto sulle cose della vita e della religione, ritenute incompatibili con i fondamenti della dottrina cristiana. Ma a distanza di tempo quei fuochi accesi per redimere anime oggi “illuminano” le menti degli studiosi e non solo, forniscono l’idea di un pensiero libero non condizionato da dogmi e capace di esprimere verità attraverso un percorso intellettuale e libero, non ostacolato, non reso prigioniero da false e inaccettabili imposizioni dogmatiche. Il rogo di Giordano Bruno invero rese la sua vicenda umana eroica e al contempo originale.
Nel 1889 fu eretta a Campo de’ Fiori la statua (opera dello scultore Ettore Ferrari) con la scritta: “A Bruno, il secolo da lui divinato qui dove arse il rogo”. Nonostante le minacce di Leone XIII di andare in esilio se fosse stata eretta, e le richieste di Pio XI che fosse abbattuta alla firma del Concordato, Mussolini dichiarò nel 1929 alla Camera: “la statua, malinconica come il destino di questo frate, resta dov’è”. Per ritorsione, il papa santificò nel 1930 il cardinal Bellarmino, grande inquisitore di Bruno.
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Si consigliano i seguenti siti:
– Istituto Italiano per gli Studi Filosofici – Centro internazionale di Studi Bruniani “Giovanni Aquilecchia” http://www.giordanobruno.it/indice.htm
– Wikipedia http://www.giordanobruno.it/indice.htm
– Treccani http://www.treccani.it/enciclopedia/giordano-bruno/
– Lux in Arcana (L’Archivio Segreto Vaticano si rivela)
– Ipse dixit (Blog di Luigi Vassallo) Processo, condanna e morte di Giordano Bruno: sintesi dei documenti
http://luigivassallo.wordpress.com/2010/02/16/processo-condanna-e-morte-di-giordano-
– Giordano Bruno, l’intelligenza al rogo (Piero Bianucci, La Stampa, 10/09/12)
http://www3.lastampa.it/scienza/sezioni/il-cielo/articolo/lstp/467977/