Una parola che spesso è ignorata dalla persona, quasi fosse qualcosa di cui non servirsene, ingombrante. Eppure è la vera carta d’identità dell’uomo, le credenziali per essere stimati dipendono dal modo in cui si viene ad affermarsi l’autenticità.
La parola è composta da autòs (se stesso) ed entòs (in, dentro) a significare che è autentico ciò che si riferisce alla vera interiorità dell’uomo, che va ovviamente oltre l’apparire. Un bene prezioso, un tesoretto che si acquisisce con fatica e che rispecchia la vera interiorità dell’individuo caratterizzato dalla singolarità del suo modo di essere in relazione con il mondo, superando il proprio egoismo.
L’autenticità è l’immagine che l’uomo ha con se stesso, quindi un rapporto ideale con la sincerità, di cui egli ne fa lo strumento necessario per edificare il carattere e il modo di agire con se stesso e con gli altri. L’individuo allora appare ciò che veramente è: fa quello in cui crede, dice ciò che pensa in una condizione perfetta di armonia interiore composta di perfetti equilibri in una continua ricerca di conoscere innanzitutto prima se stessi.
L’autenticità è una sfida a cui l’uomo è chiamato a vincere, una lotta continua minata dalle tentazioni e dalle conseguenziali vicende private e collettive di cui è protagonista.
La poesia Se di Joseph Rudyard Kipling, scritta nel 1895, dedicata al figlio, contiene una serie di precetti educativi e pedagogici sul comportamento da tenere al fine di essere chiamato Uomo. Questa poesia fu tradotta e pubblica da Antonio Gramsci, col titolo <Breviario per laici>, Avanti!, cronache torinesi, 17 dicembre 1916.
Se riesci a tenere la testa a posto quando tutti intorno a te
L’hanno persa e danno la colpa a te,
Se puoi avere fiducia in te stesso quando tutti dubitano di te,
Ma prendi in considerazione anche i loro dubbi.
Se sai aspettare senza stancarti dell’attesa,
O essendo calunniato, non ricambiare con calunnie,
O essendo odiato, non dare spazio all’odio,
Senza tuttavia sembrare troppo buono, né parlare troppo da saggio;
Se puoi sognare, senza fare dei sogni i tuoi padroni;
Se puoi pensare, senza fare dei pensieri il tuo scopo,
Se sai incontrarti con il Trionfo e la Rovina
E trattare questi due impostori allo stesso modo.
Se riesci a sopportare di sentire la verità che hai detto
Distorta da furfanti per ingannare gli sciocchi,
O guardare le cose per le quali hai dato la vita, distrutte,
E piegarti a ricostruirle con strumenti logori.
Se puoi fare un solo mucchio di tutte le tue fortune
E rischiarlo in un unico lancio a testa e croce,
E perdere, e ricominciare dal principio
e non dire mai una parola sulla tua perdita.
Se sai costringere il tuo cuore, tendini e nervi
A servire al tuo scopo quando sono da tempo sfiniti,
E a tenere duro quando in te non c’è più nulla
Tranne la Volontà che dice loro: “Tenete duro!”
Se riesci a parlare alle folle e conservare la tua virtù,
O passeggiare con i Re, senza perdere il contatto con il popolo,
Se non possono ferirti né i nemici né gli amici affettuosi,
Se per te ogni persona conta, ma nessuno troppo.
Se riesci a riempire ogni inesorabile minuto
Dando valore ad ognuno dei sessanta secondi,
Tua è la Terra e tutto ciò che è in essa,
E — quel che più conta — sarai un Uomo, figlio mio!
Una poesia semplice, densa di significato. Fa bene leggerla e ricordarsi qualche verso, così per riconquistarsi e riconoscersi un po’ di più…