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Il calcio è anche cultura. Il culto del calcio non è un libro soltanto per gli amanti del calcio. Letteratura e filosofia “invadono” il campo del calcio per indagare il rapporto con l’uomo, la società e il gioco. Informazione, delirio e piacere del gioco, calciopoli, razzismo e violenza: sono alcune tematiche che Elio Ria smonta e rimodula in adesione al significato letterale del gioco del calcio, nonché alla sua peculiarità di puro e sano divertimento. In una società ossessionata dai miti, dalla crescita economica e dalla tirannia delle mode, il calcio corre il rischio di essere travolto dai falsi miti, che altro non sono che “idee malate”. Infine vi è il profilo di un paese del Sud, della Puglia, con le sue superstizioni, le sue lentezze e le sue magie di rincorrere il tempo e un’illusione di gioco.
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Nel terzo millennio si avverte l’assenza del poeta, del sognatore, del pazzo ispirato. La poesia è stata estirpata, non attrae più nessuno, se non nei casi di commemorazione. Non un canto riesce a sconvolgere un’alba: si odono voci rauche. È a partire da queste considerazioni che Elio Ria ha inteso ricomporre un affresco del “poeta maledetto” che lo libera da quel tratto malinconico dominante, restituendoci un’immagine finalmente diversa di Arthur Rimbaud. Attraverso una narrazione emozionale della sua vita, dei suoi viaggi, dei suoi incontri e della sua poetica, riscopriamo un “ragazzo dalla faccia pulita” che non può smettere di appassionare e ispirare nuove generazioni di poeti e di amanti della parola.
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Leggere Elio Ria è viaggiare in carrozze di poesia su binari d’anima, rotaie parallele e opposte di conferma e di disconferma di sé, un viaggiare che disorganizza il tempo nei ricordi in cielo, in senso inverso al vero, nella magia del sogno.