Spagna
Jorge Luis Borges nelle sue opere ha raccontato il fantastico, quel mondo che proviene dal sogno e dall’immaginazione. Le sue opere come labirinti percorrono le vie del mistero, le vie della letteratura, il percorso impervio dell’inconscio, ma soprattutto il sogno.
La sua erudizione si riflette nella progressiva elaborazione del suo stile letterario così originale e pieno di riferimenti culturali. La sua cultura immensa letteraria e filosofica, unitamente al rigore di uno stile preciso, caratterizza la sua produzione.
Condusse un’esistenza appartata, costruendo tuttavia un’immagine letteraria di sé stesso. Nella biblioteca paterna acquisisce un’erudizione smisurata che gli consente di districarsi metaforicamente nel gran mondo dei sogni.
Memoria, biblioteca, libri, opere, tempo, sono i temi ricorrenti della realtà che disegnano una iperbole nella letteratura. Ciò che sorprende nelle opere borgesiane sono i molteplici modi in cui possono essere dette le cose nel raffigurare una realtà, che è sempre un sogno.
Per Borges la letteratura è un sogno, poiché il sogno e la letteratura hanno a che fare con l’immaginazione, con la creazione di una realtà altra, parallela, obliqua, rispetto a quella in cui si vive. Gli scrittori dunque inventano mondi. Per spiegare il connubio che c’è fra letteratura e sogno, Borges in una conferenza tenuta nel 1977 fece un esempio molto semplice: «Supponiamo che io sogni un uomo […] e che poi, immediatamente, sogni l’immagine di un albero. Al risveglio, posso conferire a questo sogno così semplice una complessità che non gli appartiene: posso pensare che ho sognato un uomo che diventa albero, che era un albero». Ecco, la congiunzione fra sogno e realtà.
Molti scrittori e critici sostengono che il primo romanzo moderno, dal quale sono venuti i successivi quattro secoli di letteratura, sia il Don Chisciotte di Miguel Cervantes. Don Chisciotte è un uomo che per tutta la vita ha letto romanzi cavallereschi fino al punto di impazzire e a credersi l’ultimo della schiatta dei grandi cavalieri. Così s’inventa cavaliere errante e parte per attraversare la Spagna in cerca di duelli e cavalieri. Ebbene, Don Chisciotte crea il sogno di sé stesso in aderenza all’immaginazione che lo vuole cavaliere, e come tutti i cavalieri deve distinguersi in amore in battaglia. Vive in un mondo parallelo in cui crea una Spagna di fantasia che ha derivato dai libri che ha letto e dalla sua follia. Certamente, una storia malinconica e irresistibile, ma anche comica.
Il sogno e l’immaginazione sono la spinta propulsiva di ogni narrazione. Borges prediligeva Schopenhauer. Dichiarò che i suoi tre libri preferiti, quelli che avrebbe voluto salvare a ogni costo, erano la Bibbia, la Divina Commedia e Don Chisciotte.
Diceva che i sogni sono il genere letterario più antico, al punto che dedicò al tema un libro intitolato Libro dei sogni (1976).
Nell’intervista trascritta nell’opuscolo, tratta dal filmato della Rai (1977), a cura di Alberto Arbasino, Borges si racconta, e ci dice qualcosa di veramente importante sulla letteratura. In essa vi è tanta letteratura, personaggi letterari, scrittori, poeti, che nomina per le loro peculiarità, ma soprattutto – forse – per il desiderio di proporsi come personaggio inserito in una tradizione letteraria da lui stesso inventata.
31/05/2024