Ho raccontato tante storie, fatti, uomini, donne con il piglio del detective. Storie che non si leggono fra le strade e i vicoli chiusi, ma sui volti della gente, sulle pieghe di un dolore. Raccontando gli altri ho raccontato me stesso. Perché raccontare storie? Perché abbiamo bisogno delle storie degli altri per raccontare le proprie, ma soprattutto perché una storia racchiude una lezione, un dettaglio di saggezza, un rimando alla nostra vulnerabilità. Se non ci fossero gli uomini non ci sarebbero le storie. La letteratura è la vita collettiva, la vita che disegna le forme della consuetudine e dell’eroismo, la vita che non si piega, come un fiume fluisce, rimbalza, sposta, coniuga nuovi verbi di esistenza. Con le storie ho giustificato l’agire degli altri. Ho raccontato storie per vincere la solitudine che in certi momenti ti prende affannosamente e non sai come uscirne. Ho immaginato le storie degli eroi e dei diseredati, dei malati, degli afflitti. Il vero DNA dell’umanità è la narrazione. Ho costruito nella narrazione l’Altro nel suo complesso e formidabile intreccio di significati per rendere le storie non spiegate ma soltanto interpretate. Non ho impiegato economie di verità ma di onestà. Le verità sono sempre parziali mai esaustive, coloro che le apprezzano come tali mentono, poiché il nostro mondo è imperfetto e di conseguenza anche le realtà sono rappresentazioni, ma ciò non toglie loro validità e attendibilità.
La costruzione dell’altro avviene attraverso la realizzazione del testo, la quale è influenzata nei suoi contenuti dalla soggettività, in questa prospettiva però l’Altro diviene una proiezione dell’autore, che si struttura sulla base degli artifici narrativi. La narratività restituisce la centralità ai soggetti e nella società contemporanea, dove ci si relaziona con la diversità culturale, una fonte di conoscenza può essere la letteratura che opera una forma di rischiaramento del pensiero, condizione privilegiata per potersi avvicinare al pensiero dell’Altro.
La narrazione infine è pratica di accoglienza, di condivisione, di conoscenza e sostegno fondamentale di inclusione nelle storie proprie e degli altri ma soprattutto nella società. Ciò che ci tiene insieme è la storia (le storie), le parole, le voci, i volti. L’Altro siamo noi.