L’acqua è un bene prezioso e non si bada al suo spreco. C’è anche quella santa, quella che generalmente si sparge sugli uomini ‘buoni’ e ‘santi’. Dove però sia la sua sorgente non è dato saperlo. Tuttavia, la si concede senza troppi accorgimenti agli uomini per santificarli di qualcosa, – nella maggior parte dei casi – che non meritano. L’abitudine italica non si perde, rendere santi ed eroi le persone è una pratica che convince e che piace. Oggigiorno però l’abbondanza di acqua santa preoccupa un po’, si sparge sul capo dei fortunati con nonchalance,  serve  a creare nuovi santuari e sistemare i santi. Si stampano le immaginette e si diffondono con le presunte doti e virtù del ‘santo’, serve alla gente ma anche al potere. Beati coloro che saranno dichiarati santi. Maledetti coloro che non lo saranno e non oseranno glorificare gli uomini ‘santi’. C’è la teoria della parsimonia, ma non è tenuta in conto, non serve la prudenza, la spregiudicatezza  nel dichiarare le santità serve al sistema. Evviva i santi, i profeti e gli accoliti. Il gioco è semplice: una divulgazione ossessiva delle proprietà di santità della persona, una costruzione mediatica da supporto, il gruppo che patrocina la beatitudine, i fedeli ed ecco che il santo è bell’è pronto con data certa di ricorrenza fissata nel calendario delle celebrazioni.

Troppa acqua santa potrebbe provocare un diluvio, qualcosa che scuoterebbe la terra e il cielo, allora urge una legge di ‘contenimento’. Si farà? Vedremo!

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