Assistono ogni giorno a una nascita, ma sono distratti e non ne colgono la bellezza. Le facce di cera degli uomini vuoti gioiscono del proprio delirio di onnipotenza, tant’è che pensano di possedere tutto, padroni dell’infinito sull’indefinito. E non basta neanche l’improvviso irrompere del sole a distoglierli dalle ossessioni di potenza che delle proprie fragilità sono re nudi senz’anima.
Non si accorgono del germoglio di una sacra luce che li sovrasta, nelle ombre dei propri desideri stringono l’inverno che si mettono a fare. Piangono per finta, adulano per necessità. Divina poesia non conoscono, a novellare fandonie sono scrittori, poeti di frottole rimate. Sognano fantasmi a buon mercato con le maschere degli eroi per un appagamento revocabile di un presente dolciastro e impoverito del lievito umano e poetico. Sciatti!