Fumi si spandono in aria, addensati di grigio, evanescenti, fatti per dispersione, consistenti di inutilità. Fumi di apparenza che colorano il grigio già esistente e non promettono nulla. Assurdità della vita. Uomini che per dare prova di esistenza in vita si colorano di fumi per domare l’insoddisfazione della propria vita. Apparenza di manifeste nostalgie e di sogni imbruniti in un eterno tramonto. Il mondo per costoro è un palcoscenico pronto per l’uso per ogni occasione. La volontà è di spargere fumi per placare turbolenze di maniera e di sentimento.
Il mondo, in fondo, è un eterno tramonto di tutto e di ogni cosa, che nel calar del sole trascina sogni e deliri. Con i fumi il linguaggio è incomprensibile, ma suggestivo per una manciata di tempo nel caos e nel vuoto dell’universo. L’eterno tramonto è certezza di accadimento e di continuità. Null’altro è cosi determinante nel divenire. I fumi attirano e giocano un ruolo importante per confondere e trasmettere inconfessabili voglie di apparire: manifestazioni incontrovertibili di un malessere personale che si traduce in costanti presenze di grandiosità. Gli eccessi sono la peculiarità dell’individuo-fumogeno, intento a dare – appunto – segnali di fumo per dire ‘ eccomi’, e poi ancora ‘sono il migliore di tutti’. Veste, quindi, abiti non suoi. Approfittatore, ingannatore, simulatore, vigliacco. L’individuo-fumogeno non accetta critiche né consigli, o con lui o contro di lui. Un falso imperatore di un impero di cartone che al sopraggiungere del vento di tramontana crollerà inesorabilmente. Il farmaco c’è: umiltà.
06/03/2024