In un posto, una donna bella cura di notte le piante del suo giardino, e dell’eco di estate ascolta il suono della terra seminuda.

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È  luce che plaude al sogno di luna d’estate  di armonia. In speranza di un conforto per la pazienza dissipata. Non ha più baci. Del suo lavoro nessuno ne parla, dei suoi fugaci svaghi non è contenta. Ogni giorno osserva i propri occhi per un luogo di giardino, nell’attesa che il fresco dell’autunno arresti il sole d’agosto.  I capelli dorati sfibrano sudore di noia e di rabbia. Odia i tamburi delle pizziche. Si commuove per un tramonto di fine estate che precede settembre dalle foglie ingiallite. Non approva la luna tonda e paffuta, quando s’innesta nei cieli compatti d’infiniti per far scorta di sole. Non si allontana dal suo paese.

Il caffè non ha il sapore d’ottobre quando nelle ore del meriggio le dà compagnia. Sull’altalena dei sogni vede la sua casa apparire e scomparire, il gusto della poesia è amaro; vorrebbe che il suo desiderio fosse come l’oro che non cambia mai colore. Dolente nel corpo e nell’anima sposta i giorni aspri d’agosto ascoltandosi in silenzio.

Ha il cuore beato come un pane croccante appena sfornato, e quando i grilli cantano vede il cielo riaperto. Alle luci splendenti preferisce le tinte sommesse e abbozzate dell’aurora di dicembre con l’aria soave e le nuvole imbottite di vento.

Disegna valli e montagne innevate, lo stormire dei rami. Pregusta la quiete del silenzio dei giorni di dicembre nelle ore di acciaio del sole d’agosto;  attende con pazienza il finire dell’estate per ricordare – finalmente – un raggio di sole ritardato, non avversato, amato, trionfante sulla luna leucemica delle notti d’estate.

L’estate nel mese di agosto è già donna vecchia, claudicante di sole, rugosa, non appetibile. Conduce vita di stenti; divorata sino all’ultimo dagli avvoltoi, rimpiange i giorni di bellezza di luglio;  neanche il poeta si cura di lei. Rimarrà il singhiozzo dei giorni forzati e delle orge di mare.

Si ristabilirà l’ordine della natura, i passeri dondoleranno sui rami, la lucertola rincaserà, il serpente dormirà, il geco non passeggerà sui muri ruvidi, i fiori rifioriranno,   l’acqua sarà innocente e anche le preghiere delle bigotte saranno gradite a Dio.

La donna che in un posto annaffia le piante laboriose del suo giardino riavrà mani forti; sorriderà ai germogli dell’inverno e nei loro giacigli ritroverà la gioia di una tranquilla giornata di dicembre.

 

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