Questi giorni acerbi si contorno nel dolore della delusione. Le scelte sono dolorose e non si configurano ai desideri degli altri, distanti e lacerate dalla tradizione, faticano a muoversi nei labirinti della razionalità, della libertà di costume e di pensiero. Gli amici ti guardano, i conoscenti ti macchiano, i nemici si allertano allo sproloquio. Quante blasfemie, sudore di croce, occhi infuocati. Un inferno al rovescio. Samba di streghe e demoni. Giorni squadernati e illeggibili, soffocati dalle parole di troppo. Verbi coniati appositamente, sorrisi dipinti su false coscienze. Mi è dato soccombere. Quanti croci in quest’inferno. Quanto fuoco inutile. Mi è dato non piangere e soccorrere me stesso. Non ho un soldo di convenienza né di pace. Quest’inferno non è dolce. Trascrivo i passi delle lucertole sui muri trafitti dal tempo e mi sovviene un nuovo dolore che si moltiplica, si interseca con le diagonali della speranza e si perde in una semiretta. Quest’inferno di parole è dato dagli uomini di cattiva volontà, devoti all’invidia e alla superbia. Stendere le mie braccia sul mio corpo dolente non è generoso, dovrò inaugurare ancora un altro inferno. Radunerò gli interrogativi del mondo e ne farò un falò, una fiamma pura e forte. Sono qui già pronto per morire per me, soltanto per me, in un deserto, luogo della penitenza e dell’oblio, mia memoria di vita.
(Immagine: Giuliano Sacchero, Gli ignavi)