Il saggio è colui che riesce a rendere monotona l’esistenza attraverso lo svolgimento quotidiano di essenzialità, di cose che non si possono fare a meno, come l’alimentazione. Ed è proprio in questa circostanza di vita che il saggio si meravigli del più piccolo incidente, del volo furbesco di una rondine, di una pioggia insolita. Il viaggiatore che ha percorso tutto il globo, alla fine del suo viaggio non ricorda più il ‘nuovo’, ma le novità. Il saggio può godere l’intero spettacolo del mondo seduto su una sedia, con l’uso dei sensi e il fatto che la sua anima non conosca la tristezza e la malinconia sottile di questo mondo obliquo.
Il saggio sa rendere ogni cosa una distrazione. La monotonia è l’opaca somiglianza dei medesimi giorni e la mancanza di differenza fra oggi e ieri.
Il saggio può immaginare tutto perché esclude il suo sapere dall’asse dell’immaginazione. Il Re non lo può fare, perché il re nei suoi sogni non può essere altro se non il re che già è.
Il saggio allorquando vede, vede sé stesso dietro gli occhi. Vede il decorso del giorno e la sua fine. Avverte che con il tempo uscirà dal tempo invecchiato, appassito, carta di imballaggio per oggetti fuori uso dall’ordinario. Negli interminabili crepuscoli estivi, ascolta la calma del paese basso, quieto, un po’ insonne per la bellezza della notte in un contrasto di ore lente e vuote. Nel profumo di un caffè annega lo zucchero del suo ottimismo. Infine, si chiede se valga la pena – o sia utile – confessare qualcosa.
Il saggio è tale perché è fuori dal contesto generale di un’ordinarietà, ed è inclusivo nella cosmica sospensione del tempo, quel tempo che non è mai conosciuto da tutti, ma in realtà esiste, chiamatelo pure eternità.
29 giugno 2023