Sospeso a mezz’aria il dubbio si abbassa e s’innalza, si contorce in nuvole di passaggio, poi ricade come pioggia che non ti aspetti e che assorbi sin dentro le vene, a questo punto è davvero difficile espellerlo e ti rode, ti gonfia le vene, il viso s’infiamma di rosso fuoco e le mani tremano e non serrano nulla, e dura quanto vuole durare, nella lunghezza di un virus che ti ammala e decide quando starsene quieto, non ci sono medicine, intanto confondi gli altri, non capisci quando la commedia finirà ma sei attore tuo malgrado, il palco si allarga sempre più e cadono i muri del teatro, tutti a guardarti e a non capire, non bastano cento sigarette a distrarti, ti muovi come un pinguino, cerchi refrigerio in un caffè ma non basta, non mangi, hai il chiodo dentro, fisso, dolente, perverso, non ti dai pace, cerchi ma non trovi, ti illudi ma riprende il dolore del chiodo, ascolti gli altri, chiedi a qualcuno, pensi e scrivi pagine insignificanti e incomprensibili, non dormi, non osservi, il chiodo divora le proteine della ragione, sudi, ti apparti, ti congedi dagli altri, non vai in pizzeria, non guardi la partita di calcio, ti infastidisce la serenità degli altri, ti incattivisci, vorresti morire ma non hai il coraggio, lo xanax agisce in superficie, cammini e non ti fermi allo stop, qualcuno ti saluta e fai finta di non vederlo, corri nei percorsi sinuosi del dubbio, che è dentro di te e non ti molla, ti vuole bene, sta bene dentro il tuo corpo, si nutre del tuo pensiero, scarnifica la mente, non ti fa distrarre, ti accompagna in ogni luogo, ti fa il calco al sorriso la punto da renderlo bugiardo, ti incavoli se sopraggiunge un inconveniente da niente, perdi la testa al barbiere, a volte piangi, ti chiedi chi ha inventato il cellulare per stramaledirlo, vai in chiesa per un nuovo start up. Eppure la soluzione c’è: considerarlo certezza.

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