Nello scrivere la grammatica delle emozioni ho perso il filo delle parole che coniugano verbi di stupore. E adesso?
Mi è difficile immaginarmi nel palazzo della fantasia. Non vorrei rimandarmi nella devastante realtà di un pensiero fuorviante e scomodo. Non ho più gli attrezzi per comprendere ciò che sta sopra di me e fuori del mio mondo. Lasciarmi inerte sarebbe una soluzione con il chiodo del desiderio conficcato in un libro di magia.
Del mio avanzare veloce disperdo ogni ria parola. Raccolgo polvere di presente che mi affatica e scrivo cose impossibili.
Mi rimane un solo “dire poesia”, ma quando? Se sapessi! almeno. Mi par d’essere come il caffè decaffeinato: non ho il gusto vero.
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