Caro amico,
le insegne della tua simpatia sono in balia del consumo di sorrisi. Non si può brindare ai tuoi inganni, alle tue promesse, ai tuoi tentennamenti, di cui fai uso assiduo. Non sai più cogliere il momento e ti aggrappi alle labili luci dell’illusione, tuttavia nella speranza ritardi il futuro. E del principio che ti proponesti d’essere fautore sei l’artefice della sua fine. Ciò che chiedi, invero, è preghiera che non accada, per continuare ad essere ciò che sei. Frattanto mordi il tuo corpo di astuzie e frasi ambigue, passeggiando sul presente ozioso. Ora vai svelto, ora vai lento, e metti il tempo dietro alle tue spalle; avanzi senza contare il tempo, mettendo al tuo fianco il fantasma di te stesso. Consumi giornate di rischio e di rabbia, non sei lindo. La tua toga ti cade bene addosso ed è senza macchie. Stai attento a che il piede non nuoti in una scarpa troppo larga. Gridi al mare sordo e indifferente, quando il lido è flagellato dall’onda gonfia e rabbiosa.
Sii risoluto. Non fare dell’infelicità la tua professione.