Tutti a chiamarla magia di Natale, ma di quale magia si parla? Non è che ce ne sia molta. Però le parole sono pigre ma buone per risultare amabili nell’ipocrisia di un augurio. Prevalgono, questo sì, nella magia le attese narcisistiche di realizzazioni obbligatorie di desideri e progetti d’immagine. Questa magia vorrebbe proclamare la dolcezza, in verità materializza il Babbo Natale con un forte esibizionismo bollente.
La narrazione del Natale è corrosa e corrotta da un sentimento senza alcuna morale. Evviva la magia, già poiché solo questa potrebbe ancora sussistere, il Natale è ben altra cosa. È pur vero che oltre ai tanti diritti vi è anche quello dell’allegria, ma questa non è data da una magia, ma da altre cose un po’ più serie individuabili in accordo all’umanità. Questo nostro tempo convulso e imprevedibile, fantasma, periclitante, eleva un canto di Natale alla rovescia e ne capovolge il significato di umiltà e di pace.
A margine, come se fosse soltanto un frammento, nulla di speciale, scrivo ‘auguri’ ben sapendo dell’inconsistenza di significante di questo sostantivo nel linguaggio e nei sentimenti di oggi. Tuttavia, penso a qualcosa che possa paragonarsi al fiorire della pura narrazione di un Natale che prima o poi arriverà.
21/12/2022