L‘Orfeo di Poliziano riprende il mito classico, ispirandosi soprattutto a Ovidio, ma anche alle Georgiche di Virgilio (Libro IV).

(Orfeo y Eurídice”. Edward John Poynter)

Il pastore Aristeo, invaghito della ninfa Euridice (moglie di Orfeo), la insegue e ne provoca la morte, giacché ella non si avvede di un serpente. Orfeo si reca all’Ade a scongiurare Plutone per ché gli sia resa la sua compagna: il suo canto è talmente dolce e persuasivo che il dio degli inferi se ne commuove.

O regnator di tutte quelle genti
c’hanno perduto la suprema luce,
al qual discende ciò che gli elementi,
ciò che Natura sotto il ciel produce,
udite la cagion de’ miei lamenti.
Pietoso Amor de’ nostri passi è duce:
non per Cerber legar fo questa via,
ma solamente per la donna mia.
Una serpe tra’fior nascosa e l’erba
mi tolse la mia donna, anzi ‘l mio core,
ond’io meno la vita in pena acerba
né posso più resistere al dolore,
ma se memoria alcuna in voi  si serba
del vostro celebrato antico amore, 
se la vecchia rapina a mente avete,
Euridice mia bella rendete.

Euridice è restituita alla vita e a Orfeo, ma a condizione che egli non si volga a guardarla finché son saranno giunti sulla terra. Il patto però viene infranto ed Euridice è riassorbita nel mondo dei morti. Il dolore e i lamenti di Orfeo a nulla valgono.

Sulla terra, dove egli maledice il fato e rifiuta ogni altro amore, le Baccanti irate lo dilaniano.

Oh oh, oh oh, morto è lo scellerato.
Eu oè, Bacco! Bacco, io ti ringrazio.
Per tutto il bosco l’abbiamo stracciato
tal ch’ogni sterpo è del suo sangue sazio;
l’abbiamo a membro a membro lacerato
in molti pezzi con crudele strazio:
or vada e biasmi la teda legittima.
Eu oè, Bacco, accetta questa vittima.

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L’Orfeo ha un valore notevole nella storia del teatro, perché rappresenta il sorgere di un diverso tipo di rappresentazioni dopo il lungo dominio degli argomenti sacri. La nuova età rinascimentale si volge al mondo dei miti, esalta le figure dell’antichità; lì trova i suoi eroi, e li atteggia in un’aureola di bellezza. L’opera risulta essere uno dei primi testi teatrali di argomento profano.

Orfeo impaziente, sollecitato dal cuore, infrange il patto, come spesso accade agli uomini. Gli dei concedono sì, ma  a condizioni. Ogni cosa è legata al rispetto di una clausola. Ma non solo Orfeo perde il suo amore, viene massacrato dalle Baccanti, adirate dalla promessa di Orfeo di volgere il proprio amore solo ai fanciullo, non potendo amare altra donna. La vendetta delle Baccanti rappresenta il trionfo dell’irrazionalità.

L’opera di Poliziano scritta in un lasso di tempo molto breve subì le censure della Controriforma, per poi conoscere successivamente fortuna e considerazione.

Agnolo (Angelo) Ambrogini, detto Poliziano, dal nome del paese d’origine, Mons Politianus (Montepucliabo, 1454 – Firenze, 1944) è considerato il maggiore tra i poeti italiani del XV secolo. Grazie alla protezione di Lorenzo il Magnifico, Poliziano poté dedicarsi agli studi umanistici e alla produzione letteraria, senza occuparsi di attività politiche. Fu anche precettore della Famiglia dei Medici.

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