Passa la banda per le vie e le piazze del paese ed è esplosione di clarinetti, tube, sassofoni, bassi, tamburi, piatti: musica in allegria, letizia di festa.

I bandisti impettiti, in ordine come i soldati di un esercito della musica, irrompono con passo sicuro. Le marce note agli anziani che non sono comunque cose da vecchi, piacciono pure ai giovani. Molti anni fa la banda era l’unico modo per le comunità di fare e ascoltare musica. Di certo sono sempre andate di pari passo con la modernità. Nel Salento la banda musicale di Squinzano dei fratelli Abbate, istituita nel 1876, è la più famosa.

La banda là dove c’è una celebrazione civile o religiosa all’aperto è sempre presente. In un certo senso fu la Rivoluzione francese che costituì un modo diverso di usufruire della musica: tutte le feste iniziarono a svolgersi all’aperto e non unicamente in sede teatrale; l’intento era quello di eliminare l’aspetto élitario delle manifestazioni che in un teatro raccoglievano un pubblico esiguo.

La banda è cultura e divertimento per la gente, è diffusione di brani musicali, tradizione da non seppellire o emarginare. La piazza è il suo naturale scenario.

I protagonisti nel Salento del rinnovamento e della tradizione bandistica del XX secolo sono stati essenzialmente i Fratelli Abbate e Gioacchino Ligonzo.

Ernesto Paolo Abbate (1881-1934), musicista bitontino e direttore d’orchestra nel 1919 dirige per quindici anni la Banda musicale di Squinzano, instaurando con la città un rapporto di stima tanto da riceverne la cittadinanza onoraria ( 8 aprile 1929). In quel periodo il complesso bandistico acquisisce popolarità e competenza musicale. Ernesto Abbate, insieme al fratello Gennaro, è uno dei primi musicisti a scrivere brani musicali per banda. Si ricordano: “La sagra dei fiori”, poema sinfonico descrittivo del rito dei fiori in una festa di paese del primo Novecento; “Canto d’ eroi” poema cavalleresco ispirato alla poesia epica dell’Ariosto; “La Principessa lontana”, poema drammatico ispirato ai versi del Carducci e del Rostand. Con uno stile armonioso, elegante e unico scrive note dense di commozione e struggimento; le sue marce sono dei capolavori: A tubo, I gladiatori, Bella Madonna, Ninnì la capricciosa, riuscendo a coniugare lo stile compositivo prettamente orchestrale con quello più popolare della banda. Nel 1932 una grave malattia lo colpisce ed è costretto ad affidare la banda al fratello Gennaro (1874- 1954). Il merito di questi due grandi musicisti e direttori d’orchestra è di aver saputo innalzare di gran lunga il livello qualitativo musicale della banda tanto da eguagliare quello delle grandi orchestre.

Gioacchino Ligonzo (190-1992), direttore della bande di Noci, Mesagne, Squinzano, Manduria, Ceglie Messapica e Francavilla Fontana. Interprete di stagioni concertistiche esaltanti in tutte le piazza del Sud d’Italia, con brani come le marce sinfoniche “Vita pugliese”, “Medea” e le composizioni musicali “I Mietitori”, “L’amore che torna” ed altre.

 

Le Bande musicali sono parte integrante della nostra storia popolare, eredi della tradizione musicale italiana e per questo vanno opportunamente valorizzate all’interno della filiera culturale; oltre la pizzica ci sia dunque la banda anche in versione giovanile, più fresca, nuova come il gruppo AlBandoLaBanda, vincitore del progetto “Giovani Energie in Comune” promosso dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dipartimento della Gioventù e dell’Anci, finalizzato alla formazione di orchestre e bande musicali giovanili.

I componenti del gruppo hanno sapientemente estratto dalla tradizione musicale bandistica nuove armonie e arrangiamenti musicali. Sono le nuove proposte da supportare, seguire e guardare con ammirazione.

Viva la banda, allora.

 

(Pubblicato  in “Il Paese nuovo” 3 ottobre 2012, Lecce, p. 8)

 

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