Nella consuetudine di sempre i pappalucchi si dimenano nelle forme perverse di vanità. Dannosi a sé stessi e agli altri. Premurosi a tinteggiare di fantasia le loro idee per inneggiarsi a  super uomini. Roma li accoglie, ma li sputa altrove. Altre città si infettano. Altre muoiono.

Si impupacchiano ad ogni occasione, sempre in prima fila per sorridere servilmente i loro padroni nelle attese di ricevere quanto desiderato. Affari sporchi, festini, droga, discoteca, parole in abbondanza e in silenzio per colpire l’innocenza di coloro che capitano nelle loro mani.  Vita da nababbi. Sul pulpito tuonano moralismi e sentenze per apparire gente perbene. Panciuti e magri mangiano carne e bevono birra, ruttano come porci, scorreggiano spudoratamente. Si intronizzano per celebrarsi ogni giorno ed esercitare il diritto diabolico del male. Lupi che si maritano le volpi.

Pensano di poter prendere con una mano l’oceano e metterlo nelle proprie tasche. Cinici, bastardi e vigliacchi, ma  pregano Dio con le mani giunte.  Nella loro ossessiva produzione e riproduzione di interessi intrecciano amicizie per buttarsi a capofitto nell’Assoluto. La loro bussola indica sempre il nord, poiché il sud è periferia e non interessa. Il papaluccame è ben definito da norme codificate in un libro che scandisce articoli e commi destinati a regolare l’agire, nonostante esso spesso sconfina in un orizzonte umano in cui il gioco si fa pericoloso: come la fanciulla della Bibbia che danza divertendosi nell’orizzonte di quel mondo che stava fiorendo dalle sue mani.

I pappalucchi non leggono, non sanno niente di sé stessi, neanche che moriranno. Vivono nelle vesti dorate di Messalina; maghi che spostano il sole altrove per fare della notte una donna di facili costumi sulle nubi soffici del cielo privo di stelle ma gravido di fuochi solforati. Cercano e ottengono il proprio comodo in ogni luogo e in ogni momento. Corrono con la stessa frenesia delle formiche avide che si accaparrano le briciole di pane per il granaio ben nascosto sottoterra.

Il loro viaggio è sempre di andata, mai di ritorno. Inventano tutto. Non hanno mai colpe.

Pappalucchi come dire mammalucchi, ovvero posseduti, che a loro volta posseggono e distruggono in ragione di un sentimento radicato di eterna convenienza.

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