Ogni giorno la stupidità è sulla bocca di molti, assente su quella di pochi. Confutarle tutte si rischia di andare dritti al manicomio. La stupidità è il retaggio di molti, una sorta di scuola che forma professionisti del domani. Essa è soprattutto una delle forme attraverso le quali si concretizzano le edificazioni del pensiero corrente, che va di moda. Non ha standard ben precisi, è in continua evoluzione. Tutti possono avvalersene.

Oggi è quasi una virtù, giacché essere stupidi fa bene agli ascolti televisivi, nel lavoro, nella scuola. È stata creata dall’uomo. Dio stavolta non c’entra niente. È l’ombelico delle idee che non potrebbero trovare una mente sana ad accoglierle. È la guida dei Grandi! Sì, ha certamente connotati diversi, ma il filo conduttore è sempre lo stesso: apparire più che contenere.

È anche un dato inoppugnabile che la stupidità sia secolare e spesso riflette un humus culturale che accetta e fa proprie le suggestioni di una vita senza valori, ma che riesce a sbalordire con pretese e situazioni paradossali, al limite della decenza e dell’integrità mentale.

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